Aziende e sindacati alla Provincia: Regole per evitare un altro lockdown

di Angelo Conte

Imprese e sindacati chiedono alla Provincia nuove e più chiare linee guida per evitare un secondo blocco delle attività produttive a seguito della pandemia. Con una lettera inviata a fine agosto, per la precisione l'ultimo giovedì del mese scorso, e indirizzata al presidente della Provincia, Maurizio Fugatti (Lega), all'assessore alla salute, Stefania Segnana (Lega), e al dirigente generale del Dipartimento salute, Giancarlo Ruscitti, il Coordinamento provinciale imprenditori con Cgil, Cisl e Uil chiedono un incontro alla Provincia. «In previsione del prossimo periodo autunnale - affermano Marco Segatta, presidente del Coordinamento imprenditori, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti segretari di Cgil, Cisl e Uil - siamo a chiedere di conoscere le strategie e le politiche sanitarie che saranno adottate dalla giunta provinciale per prevenire una nuova possibile ondata di epidemia da Covid-19. Come è facilmente immaginabile, il mondo produttivo - delle imprese e dei lavoratori - è fortemente preoccupato per la situazione che potrebbe venirsi a creare con pesantissime conseguenze sull'economia trentina».

Per la giunta risponde l'assessore Segnana che spiega come «è in programma un incontro» tra i vertici della Provincia e le parti sociali per affrontare assieme la questione della prevenzione ulteriore nel mondo produttivo. «Sentiremo le loro esigenze e vedremo come aggiornare eventualmente le linee guida che già ci sono e restano valide» spiega Segnana. Attualmente infatti sono in vigore protocolli e ordinanze della Provincia che prevedono il mantenimento della distanza di sicurezza tra i lavoratori, la misurazione della temperatura all'ingresso. Sindacati e imprese chiedono dei vademecum più concreti e certi per sapere come comportarsi nel caso di contagi nei diversi reparti e nei diversi ambiti produttivi.

«Abbiamo chiesto l'incontro con la Provincia - mette in evidenza Segatta - perché vogliamo capire come affrontare il periodo autunnale in vista del rischio di un ritorno della pandemia e capire come la Provincia ha intenzione di affrontare questo tema. Vogliamo ascoltare e avere delle certezze per sapere come comportarsi nel momento in cui c'è un contagio per evitare che le aziende si blocchino».

Grosselli si dice preoccupato per il «ritardo» con cui si affronta il nodo del ritorno del Covid nelle attività produttive. «Va gestita una fase che rischia di esere complicata - sottolinea Grosselli - e rischiamo di farlo con ritardo. Dobbiamo agire per evitare un secondo lockdown delle attività economiche che sarebbe molto dannoso per imprese e lavoratori. Per noi è assurdo che si sia chiuso il tavolo Covid con le parti sociali. E ci lascia stupiti che il piano di riorganizzazione della sanità anti-Covid annunciato venerdì dalla giunta debba ancora partire. Pensavo che il piano fosse già attuato, siamo in ritardo. Ci dicano quali sono le strategie per ridurre il rischio di contagio da Covid. I tavoli per la definizione delle regole non ci sono più, perché la giunta non li ha voluti. Lo si sta chiedendo anche nella scuola, a Bolzano l'hanno istituito e da noi non vogliono farlo. Se queste sono le modalità di azione, la sensazione è che il rischio di un'altra chiusura totale è altissimo, ma la priorità è evitare il lockdown, perché si tratta di un colpo pesantissimo. Le aziende devono sapere che strategia di testing ha la Provincia e come comportarsi in caso di positività nelle imprese».

Da parte sua la Cisl, con Bezzi, parla della necessità di «avere maggiore chiarezza nella procedura per intervenire nel caso di positivi in diverse tipologie di azienda. Oggi un medico magari dà malattia, un altro dice di fare isolamento fiduciario senza dare malattia. Serve un sistema per tutelare la salute, ma anche la produzione, perché c'è il rischio di chiudere una intera azienda. L'obiettivo è di salvaguardare la salute evitando chiusure totali».
Bezzi sottolinea come la «parte medica debba dire, non certo noi, se serva fare i tamponi a tappeto o i test rapidi. Di certo fare tamponi a tappeto permette di evitare i contagi e di prevenire le cose» e di provare a rendere uniforme la misurazione della temperatura dei lavoratori, che «oggi si fa in alcune aziende, mentre in altre realtà non si verifica» assicura Bezzi. Per ora, spiega Segnana, «non è possibile rendere obbligatoria la misurazione della temperatura a Trento, perché le norme nazionali in materia non lo prevedono».
Da parte sua Antonio Ferro, dirigente del Dipartimento Prevenzione dell'Azienda sanitaria assicura che ci sarà un incontro sul tema delle imprese: «Iniziamo a parlarne, anche se mi sembra che il protocollo messo in atto è un ottimo protocollo, vediamo se c'è qualcosa da aggiustare in base alla situazione epidemiologica, ovvero se incrementare l'uso delle mascherine e fare una verifica nei vari settori se stanno rispettando i protocolli» sottolinea Ferro.

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