Inps: infortuni sul lavoro, impennata a marzo, moltissimi per Covid, nella sanità

di Francesco Terreri

A marzo il tributo pagato da lavoratori e lavoratrici trentine all’epidemia da Covid-19 è stato di oltre 200 ammalati nei luoghi di lavoro. Di essi, più di 100 sono negli ospedali e nelle strutture di assistenza come le case di riposo. È quanto emerge dai dati dell’Inail, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni, che ieri ha aggiornato i numeri degli incidenti sul lavoro. Il mese scorso gli infortuni denunciati in Trentino sono stati 637, in aumento di 34 casi pari al +5,6% rispetto allo stesso mese del 2019. Di essi, un terzo circa sono dovuti al virus: l’Inail infatti classifica come infortunio e non come malattia professionale il contagio da Coronavirus. Il dato trentino è in completa controtendenza con i numeri nazionali, che vedono infortuni e morti sul lavoro in netto calo a seguito della sospensione di molte attività lavorative. Da noi il calo degli infortuni dovuto alle chiusure è più che compensato dai contagi nelle attività aperte, soprattutto nella sanità e nell’assistenza.
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail il mese scorso in tutta Italia sono 28.760, poco più della metà del marzo 2019. Nel primo trimestre gli incidenti sono 130.905, pari al -16,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. I morti sul lavoro in tre mesi sono 166 (-21,7%), dei quali 42 a marzo. In diminuzione le patologie di origine professionale denunciate, che sono state 14.101 (-11,3%). In calo anche i dati della provincia di Bolzano, dove gli infortuni denunciati lo scorso mese sono 770 contro i 1.269 del marzo 2019.
In Trentino invece i casi mensili sono in aumento da 603 a 637, dopo i cali di gennaio e febbraio. Nel trimestre gli infortuni sono 1.910 contro i 2.019 dei primi tre mesi dell’anno scorso, con un solo caso mortale. L’incremento riguarda soprattutto le donne coinvolte in incidenti, che passano da 227 a 344 con un balzo del 51%, portando il totale trimestrale a 806 contro le 753 dell’anno scorso, mentre gli uomini scendono da 376 a 293 nel mese e da 1.266 a 1.104 nel trimestre.
Il motivo della crescita delle lavoratrici colpite da infortuni si capisce guardando ai dati dei singoli settori. A seguito della diminuzione di lavoro per l’emergenza sanitaria, lo scorso mese gli infortuni in agricoltura sono scesi da 45 a 26, nell’industria da 74 a 67, compresa l’edilizia che passa da 27 a 15, nell’artigianato da 31 a 20. Nel settore pubblico, dove dopo le misure restrittive si lavora in larga parte in smart working, le denunce di incidenti precipitano da 121 a 12. Anche in alcuni settori del terziario si registra il calo: trasporti da 17 a 10, commercio all’ingrosso da 14 a 12.
Le cose cambiano nel comparto alloggio e ristorazione, cioè nel turismo, che pure ha chiuso l’attività molto presto: gli infortuni salgono dai 34 del marzo 2019 a 42 quest’anno e nel trimestre da 119 a 136. Qui l’epidemia può aver giocato qualche ruolo. Ma il caso più clamoroso è quello della sanità e assistenza. I casi mensili registrati dall’Inail sono 101, cinque volte i 21 del marzo 2019 cioè 80 in più. Nei primi tre mesi si contano 144 infortuni, più del doppio dei 61 del primo trimestre dell’anno scorso. Secondo l’Inail, in questo comparto tre denunce su quattro riguardano il contagio da Covid. L’altra grossa fetta di infortuni per malattia da virus si trova nei casi in cui il settore non è determinato, che fanno un balzo del 70% da 190 a 324, pari a 134 in più. Insieme agli 80 di sanità e assistenza, è qui che si concentrano i contagiati.

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