Il Trentino del turismo: lo scorso inverno da favola fatturato quasi un miliardo

di Francesco Terreri

Il fatturato della stagione turistica invernale 2017-2018, la penultima, sfiora il miliardo di euro e si attesta a 983 milioni di euro. Cinque anni prima, nella stagione 2012-2013, la spesa dei turisti si aggirava sui 762 milioni. In cinque anni il balzo è quindi del 29%. Di questo aumento, il 5% è incremento della spesa giornaliera pro capite, che passa da 130,4 a 136,4 euro. Il 24% è invece la crescita delle presenze turistiche, passate da 5,8 a 7,2 milioni. L’ultimo inverno, quello 2018-2019, ha registrato una battuta d’arresto, con i pernottamenti scesi a 7,1 milioni. Salvo impennate della spesa pro capite, anche il fatturato dovrebbe essersi ridotto. Ma l’estate che sta finendo mostra segnali di inversione di tendenza. Nei primi due mesi della stagione, giugno e luglio, siamo a 4,6 milioni di presenze in alberghi, agritur, bed & breakfast, con un aumento del 6% rispetto all’estate 2018. Una tendenza confermata dal tasso di occupazione delle camere d’hotel che si avvicina al 70% contro il 66-68% dell’estate di un anno fa.

Il rapporto sulla spesa turistica invernale è stato elaborato dall’Ispat a partire da interviste ad un campione di turisti soggiornanti. La stima della spesa media giornaliera sostenuta dai turisti pernottanti nel corso della stagione invernale 2017-2018 risulta di poco superiore ai 136 euro pro capite, 6 euro in più di cinque anni prima. Mediamente il 41,8% della spesa, pari a 57 euro, è rappresentato dal costo del pernottamento nelle diverse tipologie di struttura ricettiva. Nell’inverno 2012-2013 la spesa media giornaliera per pernottare era pari a 55 euro, ma la quota sul totale era leggermente superiore: il 42,3%.
Chi fa un balzo di oltre il 50%, passando da 27,7 a 42,5 euro e dal 21,2 al 31,2% della spesa totale, è la voce ristorazione, bar, alimentari, cioè la spesa per il vitto. Decisamente i turisti d’inverno apprezzano sempre più il buon cibo e i prodotti trentini. Diventa invece meno importante la spesa per l’attività sportiva, che nella stagione invernale significa soprattutto sci: in cinque anni scende da 30,3 a 20,8 euro cioè dal 23,2 al 15,2% del totale. Il calo potrebbe però dipendere anche dalle scontistiche applicate dai diversi caroselli sciistici. Le rimanenti spese, che comprendono shopping, servizi culturali e ricreativi e cura della persona, valgono 16,1 euro al giorno pro capite nell’ultima rilevazione rispetto ai 17,3 euro di cinque anni prima, con un leggero calo percentuale dal 13,3 all’11,8%.
I turisti italiani spendono in media 126,5 euro al giorno, di cui 55,7 euro per pernottare, 34 euro per mangiare e 20 euro per fare sci e altri sport invernali. Gli ospiti stranieri hanno invece una spesa media pro capite di 154 euro, superiore non tanto per il pernottamento (59,5 euro) e per lo sport (22,1 euro) quanto proprio per bar, ristoranti e cibo: 57,3 euro. Tra gli stranieri, gli ospiti di area germanica si fermano ad una spesa media di 135,3 euro, di cui 53,3 euro per il cibo, più che per l’alloggio (52,7 euro), mentre quelli provenienti da altri Paesi, tra cui in primo luogo l’Est europeo, spendono in media 167,1 euro di cui 60 euro per ristoranti e alimentari.
L’inverno scorso ha visto una battuta d’arresto nella crescita dei turisti, ma la stagione estiva sembra aver invertito la tendenza. Tra giugno e luglio, sempre secondo l’Ispat, gli arrivi in Trentino sono stati 1 milione 89 mila, di cui 736 mila negli alberghi e 353 mila nelle strutture extralberghiere, con un incremento del 6% sullo stesso periodo 2018. Le presenze sono pari a 4 milioni 587 mila: +5,8%. Il tasso di occupazione delle camere in albergo, secondo Trademark Italia, è stato del 71,7% a giugno (+3% sull’anno prima), del 69,8% a luglio (+3,7%), del 69,3% ad agosto (+1,1%).

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