Il pagellone del Festival Voto 8, ma troppe assenze

di Paolo Micheletto

Ecco il “pagellone” della quattordicesima edizione Il capoluogo ha risposto come da tradizione, con tanti ragazzi in prima fila agli eventi arancioni.

LA RASSEGNA: 8

Argomenti di grande attualità con l'Italia in secondo piano

Il Festival dell’Economia che si conclude oggi va in archivio con un voto molto positivo, ma piuttosto lontano dall’ottimo. Davvero centrato l’argomento della quattordicesima edizione («Globalizzazione, nazionalismo e rappresentanza»), in linea con il dibattito politico europeo e mondiale.

Alcuni interventi sono stati di altissimo livello, a metà strada tra un saggio divulgativo e una lezione universitaria. Ma mai come quest’anno la politica italiana è stata assente: non si sono visti né il premier Conte né i viceministri Salvini e Di Maio. Il più alto in grado è stato il ministro Giovanni Tria. Il capo leghista, ad esempio, ha preferito fare campagna elettorale a Campobasso piuttosto che salire al Festival dell’Economia di Trento.


 

GLI OSPITI: 8 AI PRESENTI - 3 AGLI ASSENTI

Contributi inediti e di alto livello, manca la politica del governo

Il livello dei contributi degli ospiti della rassegna arancione? Da otto per quanto riguarda la “parte” accademica, da tre se si guarda al contributo del governo in carica, di fatto assente.

Intendiamoci: le lezioni dei vari James Robinson, Sabino Cassese, Hilary Hoynes, Alberto Alesina e Michael Spence sono vere boccate d’ossigeno. Ma il maggior Festival nazionale non può non avere il presidente del Consiglio (Conte) o il ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali (Di Maio). In questi giorni si è parlato a lungo, e con molte coloriture positive, del reddito di cittadinanza, però senza il leader del partito che il reddito lo ha voluto introdurre in Italia. Davvero strano.


 

LA CITTÀ: 7

Bellissima Trento baciata dal sole e piazza Duomo risplende di più

C’è una costante, nelle 14 edizioni del Festival dell’Economia: Trento non tradisce mai. Questa edizione baciata dal sole ha fatto registrare grandi affluenze, sicuramente tra le più alte sin dal 2005: ad ogni evento c’erano grandi code, e più volte tante persone sono rimaste fuori. Il luogo del Festival per eccellenza è il Teatro Sociale, seguito dalla Sala Depero, che può offrire pochi posti ma fa sempre effetto sugli ospiti.

 

Le foto più belle del Festival



Piazza Duomo è magica, con gli stendardi arancioni e la libreria sempre molto visitata. Gli organizzatori in questi anni hanno cercato di creare un secondo “polo” in piazza Battisti, che però si è confermata un po’ troppo isolata. Forse si potrebbe provare con un ospite di richiamo da intervistare all’aperto.


 

LA PROVINCIA: 9

Una organizzazione consolidata con un occhio per ogni cosa

Passano gli anni ma la “macchina” della Provincia non ammette errori, quando c’è di mezzo il popolo dello Scoiattolo. Oggi c’è l’ultima giornata e qualche scivolone è sempre dietro l’angolo, per carità. Ma l’organizzazione del Festival dell’Economia è da sempre molto efficiente, e da un’edizione all’altra si è rimediato ad ogni possibile errore.

Dalla comunicazione alla sicurezza, dalla presa in carico degli ospiti alla “cortesia” nei confronti del pubblico: anche quest’anno abbiano visto dispiegarsi un impegno senza pari. Certo, le finanze che la Provincia mette a disposizione sono tante, ma queste bisogna farle fruttare bene. Ed è quello che è successo anche nell’edizione 2019 del Festival dell’Economia, manifestazione sempre più senza confini.


 

IL GOVERNATORE FUGATTI: 7

Il presidente non snobba gli eventi, ma ora ci sono molte incognite

«Le critiche del passato? Abbiamo sbagliato». Non accade spesso che un politico ammetta le proprie colpe. Maurizio Fugatti l’ha fatto e abbiamo il dovere di farlo notare. Negli anni scorsi la Lega Nord aveva snobbato il Festival, “trattando” l’evento come una perdita di denari pubblici.

Ora il presidente spiega: «Avevamo ragione quando criticavamo alcuni convegni a senso unico, ma il Festival è una manifestazione importante. Dal punto di vista dell’autorevolezza e dell’immagine del Trentino il Festival dell’Economia non si tocca: è nostro dovere garantirgli un futuro a prescindere dalla politica». Voto positivo a Fugatti anche per la scelta di partecipare a più eventi possibili: ha ascoltato, tra l’altro, anche l’ex premier Letta “picchiare” contro Salvini.


 

IL DIRETTORE TITO BOERI: 9

Ha cambiato la storia di Trento con un'apertura mai conosciuta prima

Non è certo che Tito Boeri sia arrivato alla sua ultima edizione da direttore scientifico del Festival dell’Economia. Ma è molto probabile. L’organizzazione della rassegna 2019 era già “avviata” quando Maurizio Fugatti è stato eletto presidente della Provincia, quindi non c’è stato tempo per apportare grandi novità. L’edizione 2020 sarà diversa: capiremo presto se Boeri accetterà le richieste del nuovo governatore.

Ma si può già dire che il “papà” del Festival - Boeri è direttore scientifico della manifestazione sin dalla prima volta - ha cambiato Trento una volta per tutte. Il Trentino non aveva mai respirato a quote così alte, e Boeri per questo dovrà essere ringraziato nella maniera opportuna. E se il professore resterà al suo posto, tanto meglio.


 

L'EUROPA: 8

Dopo lo spauracchio sovranista c'è ancora una (bella) speranza

A pochi giorni dallo scampato pericolo rappresentato dalle elezioni europee di domenica scorsa, tanti relatori si sono “aggrappati” al Vecchio continente per lanciare qualche messaggio di speranza. Insomma, se c’è un futuro lo dobbiamo alle potenzialità dell’Europa. Che c’è già, nel cuore dei tanti giovani che hanno partecipato al Festival dell’Economia e nei tanti loro coetanei che non vedono muri, divisioni e differenze.

Ed è stato commovente l’omaggio che il Festival ha tributato ad Antonio Megalizzi, il “trentino europeo” morto a Strasburgo insieme ad un collega polacco nell’attentato ai mercatini di Natale del dicembre 2018. Uno dei relatori più appassionati sul tema europeo è stato l’ex premier Enrico Letta: «Giovani, viaggiate. Ma non abbandonate l’Italia per sempre».


 

L'ITALIA: 4

Il Paese che maltratta i giovani sta perdendo i talenti migliori

«Studiare non paga». Silvia Merler, ricercatrice di Algebris, ha gelato i ragazzi presenti ieri alla sala conferenze della Fondazione Kessler. Una sintesi - cruda ma efficace - di come l’Italia maltratti i propri giovani. Oggi, infatti, mediamente chi lascia il Paese è più istruito di chi resta: il 40% dei cosiddetti “movers” dichiara infatti di essere laureato con 110 e lode.

Si studia, ci si laurea con grande sacrificio personale e delle proprie famiglie e poi si è costretti a lasciare l’Italia: questo accade con sempre maggiore frequenza nel Belpaese. Per fortuna non è sempre così e per fortuna c’è chi trova la strada giusta verso una vita felice. Cari ragazzi, impegnatevi come se l’Italia fosse un paese che vi vuole bene. Imparate voi a voler bene all’Italia.


 

LA BREXIT: 10

L'urlo leggendatio «Ordeeeer» e lo stile inglese: grazie Bercow

Il “colpo” del Festival dell’Economia edizione 2019? John Bercow, of course. Il nome di maggiore interesse arrivato nei quattro giorni “arancioni” è stato quello dello speaker della Camera dei Comuni britannica, reso celebre dai famosi richiami all’ordine: «Ordeeeer».

Pensate alla finezza del caso: Bercow è intervenuto a Trento proprio quando si giocava la finale - tutta inglese - di Champions League, tra il Liverpool e il Tottenham. Un applauso agli organizzatori per aver portato un personaggio così importante e interessante. Chissà se Bercow, appassionatissimo di calcio, si è pentito di aver accettato l’invito di Trento, invece di essersi gustato il match al pub. Ma del suo richiamo all’ordine c’è bisogno davvero. Ordeeer!

 

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