Crac di Banca Etruria: sequestro per 21 milioni al trentino Alberto Rigotti

di Francesco Terreri

Maxi sequestro di 80 immobili, tra ville, case, uffici, terreni, a 16 imputati per il crac di Banca Etruria. Ad essi il commissario liquidatore chiede danni per oltre 44 milioni di euro. Tra gli ex consiglieri di amministrazione della banca toscana messa in risoluzione nel 2015 c’è il finanziere trentino Alberto Rigotti (nella foto), che è stato nel cda dell’istituto dai primi anni duemila al 2009. Rigotti è stato rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta con altri 25 imputati: il processo comincia domani 2 aprile ad Arezzo. Con 21 milioni, il manager trentino è in testa tra i destinatari delle richieste danni del commissario liquidatore. Il sequestro mira proprio a garantire le parti civili per i risarcimenti, ma anche a impedire azioni di depauperamento del patrimonio eventualmente messe in atto dagli imputati.

Il tribunale di Arezzo, nel disporre il sequestro conservativo scattato giovedì 28 marzo, osserva infatti che «l’elevato ammontare delle pretese creditorie avanzate dalla parte civile nei confronti di ciascuno - quasi tutte sull’ordine di vari milioni di euro - rendono estremamente improbabile, e di fatto allo stato impraticabile, che ciascun patrimonio individuale manifesti attuale capacità alla relativa integrale soddisfazione». Inoltre i giudici ricordano che presupposto della misura di sequestro conservativo «è che il patrimonio del potenziale debitore sia attualmente insufficiente per l’adempimento delle obbligazioni, sia sul piano oggettivo, per incapacità patrimoniale in rapporto all’entità del credito, sia sul piano soggettivo, per condotta del debitore che faccia fondatamente temere atti di depauperamento del patrimonio».

Oltre a Rigotti, il sequestro conservativo colpisce beni appartenenti ai patrimoni di altri 15 imputati, tra cui l’ex presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi e l’ex vicepresidente Giorgio Guerrini. Il sequestro è stato deciso dal tribunale penale della città toscana dicendo sì a un’istanza del commissario liquidatore dell’ex Etruria, a suo tempo nominato dalla Banca d’Italia, Giuseppe Santoni. Santoni ha quantificato i danni da richiedere agli ex consiglieri e revisori della banca sulla base di quanto Etruria ha perso con le delibere di finanziamento che vengono contestate nell’ipotesi di bancarotta semplice o bancarotta fraudolenta. In cima alla classifica c’è proprio Rigotti, a cui vengono chiesti 21 milioni di danni. Le società del finanziere trentino, molte delle quali insediate nel paradiso fiscale lussemburghese e oggi fallite, sono state sostenute da Banca Etruria per oltre 20 milioni, ora in sofferenza.

I finanziamenti non sarebbero estranei al voto in cda che Rigotti espresse nel maggio 2009, quando risultò decisivo per il contrastato cambio della guardia fra l’allora presidente Elio Faralli e il suo successore Giuseppe Fornasari.
Il sequestro conservativo è una forma di blocco patrimoniale a garanzia dei risarcimenti che dovessero essere decisi, in caso di condanna, a favore delle parti civili. Il valore complessivo degli immobili sequestrati ammonta ad alcune decine di milioni di euro. Gli imputati sono stati comunque nominati custodi dei beni sequestrati, potranno cioè continuare a disporne e, in alcuni casi, a viverci anche se non possono venderli. In ogni caso, pregiati casali di campagna, appartamenti in palazzi di città e terreni ad alto valore agricolo e paesaggistico situati soprattutto in Toscana ma anche a Milano, in Valtellina, in Calabria, a Roma, in Umbria, restano congelati.

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