Gli algerini dicono no all'acquisto dell’acciaieria Dal Comitato 26 gennaio l'appello ad Arte Sella

di Andrea Tomasi

L’acciaieria di Borgo Valsugana non trova l’acquirente: il gruppo algerino Cevital del magnate Issad Rebrab ha ritirato l’offerta. Questo apre, con un effetto dominio, una serie di scenari.

C’è il fronte del lavoro e c’è quello della difesa di ambiente e salute, su cui è impegnato il Comitato 26 gennaio, che ora chiede la trasformazione della fonderia.

VIA LA FABBRICA: APPELLO AD ARTE SELLA

Ora che sfuma la vendita agli africani - ipotesi che non aveva mai convinto i componenti del comitato - il gruppo ambientalista chiede che la società, in caso di addio al Trentino, garantisca la bonifica dell’area. E poi propone la trasformazione della fabbrica in museo archeologico, sull’esempio di casi analoghi in Germania.

Lancia quindi la provocazione ai vertici di Arte Sella, il paradiso artistico-naturale che si trova poco lontano dallo stabilimento siderurgico e dai siti che a suo tempo furono oggetto dell’inchiesta della Procura di Trento (e del Corpo forestale dello Stato) sull’inquinamento ambientale e suil traffico di rifiuti industriali in Trentino. L'idea di una fabbrica trasformata in museo - fanno sapere i cittadini del comitato - potrebbe piacere non poco a chi fa cultura sul territorio.

Laura Zanetti - scrittrice, ex infermiera oncologica, fondatrice dell’associazione Malghesi e Pastori del Lagorai - scrive: «Ora la ricca provincia trentina, che spende qualche milioncino per i Trentini nel mondo e per la “solidarieta internazionale”, apra un capitolo di spesa per gli operai, che potrebbero essere impiegati fino alla pensione per i necessari lavori di risanamento».

Rivolgendosi direttamente al direttore di Arte Sella, Emanuele Montibeller, lo invita al coinvolgimento nel processo di trasformazione della fabbrica: «Poiché ti va riconosciuto che con Arte Sella e la sua Nature Art hai dato vita ad un’interessante cambio economico sul fronte turistico - dall’albergo diffuso, alla ristorazione con i nostri cibi - sono certa, perché hai la “scrigna”, che quel sito potrebbe essere trasformato in luogo di cultura. Fatti sentire e buona giornata».

IL GRUPPO INDUSTRIALE AFRICANO FA RETROMARCIA

Ma qual è attualmente la situazione, sul versante economico, del gruppo industriale che possiede l’acciaieria di Borgo Valsugana? Il gruppo algerino Cevital guidato dal magnate Issad Rebrab ha ritirato l’offerta di affitto con successivo acquisto della Leali Steel, cioè dell’acciaieria di Borgo Valsugana e del laminatorio di Odolo nel bresciano.

A questo punto, se non si trova un altro acquirente, il concordato preventivo è a rischio e con esso 226 posti di lavoro: 106 in Valsugana e 120 nel bresciano. La Leali Steel attualmente è controllata dal gruppo multinazionale Klesch.

Ieri Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil erano al ministero dello Sviluppo economico per cercare di salvare almeno il progetto Piombino, dove gli algerini dovrebbero subentrare alla ex Lucchini.

IL TIRA E MOLLA

Il tira e molla con Rebrab va avanti da qualche mese. Nella precedente assemblea del 30 settembre l’azionista Klesch aveva dichiarato di non essere intenzionato a investire ulteriormente nella società, per cui era stato dato mandato al cda di esplorare la possibilità di una cessione. Su tali basi era stata ripresa la trattativa con Cevitaly, società italiana di Rebrab, per l’affitto e successivo acquisto del ramo d’azienda di Borgo e Odolo.

I MILIONI CHE NON BASTANO

L’offerta di Cevitaly è arrivata il 2 novembre. La due diligence, l’analisi dei dati di Leali Steel, si è conclusa il 27 novembre. «Il contratto di affitto di azienda è attualmente in fase di avanzata negoziazione» afferma Pronk il 19 dicembre. Ma le risorse che il gruppo algerino metteva sul piatto per garantire la continuità aziendale di Leali Steel erano indicate in 5 milioni di euro, mentre il patrimonio netto dell’azienda alla fine del 2016 è negativo per 19 milioni.

PRIMA LA TOSCANA

Rebrab è impegnato contemporaneamente sul polo siderurgico di Piombino e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda gli ha chiesto di concentrarsi sul progetto toscano. Nonostante le rassicurazioni di Rebrab sul fatto che le due acquisizioni fossero complementari, alla fine i due progetti si sono trovati in conflitto.

Ieri, a conclusione dell’incontro al Mise, i sindacati hanno annunciato che il Governo Gentiloni, subentrato a quello dell’ex premier fiorentino Matteo Renzi, si è assunto «l’impegno di convocare in maniera ultimativa Issad Rebrab al fine di verificare definitivamente la possibilità dello stesso a mantenere fede a quanto sottoscritto».

IL RUOLO DEI SINDACATI

«Dopo Rebrab, non c’è il vuoto - sostiene la segretaria della Fiom trentina Manuela Terragnolo - Potrebbero esserci altri acquirenti». A differenza di quanto comunicato in un primo momento, i tempi entro cui Leali Steel deve presentare la proposta concordataria, 60 giorni più altri 60, scadono il 5 aprile, non il 5 maggio. Ormai mancano poco più di due mesi.

Intanto l’Acciaieria ha sempre i conti pignorati. Ha pagato la tredicesima e lo stipendio di dicembre (ma non quello di novembre) con i soldi incassati nell’ultimo mese dell’anno. I conti 2016 si sono chiusi col fatturato in forte calo e una maxi perdita di 21 milioni.

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