Confesercenti: i saldi selvaggi penalizzano le vendite

Stop alla liberalizzazione completa delle date dei saldi. Meglio tornare a come era prima della legge del 2010 per avere un effetto promozionale e di marketing migliore per i negozi.

A proporre di rivedere la legge provinciale sui saldi è il nuovo presidente dei commercianti di Confesercenti, Massimo Gallo.

ll negoziante di Trento prende spunto da quanto accade nella vicina Bolzano, dove i saldi sono definiti dalla Camera di commercio e prevedono dunque una precisa data di inizio e di fine. «In questo modo - spiega Gallo - a Bolzano quando iniziano i saldi hanno la possibilità di avere molta più gente con un effetto di attrazione, che la libertà completa che c'è da noi in Trentino ha di fatto indebolito e di molto».

In Sudtirolo, secondo quanto deciso in questi giorni dalla Camera di commercio bolzanina, i saldi invernali inizieranno il 5 gennaio. «In quella giornata ci saranno tantissime persone che affolleranno la città - sottolinea Gallo - e ci sarà un effetto di promozione molto alto».

La legge sul commercio approvata nel 2010, spiega Gallo, ha di fatto liberalizzato i saldi che i negozi possono applicare previa comunicazione alla Camera di commercio. «Ma così c'è la corsa all'anticipo con un atteggiamento autolesionistico, perché è come tagliarsi il naso per far dispetto alla faccia - afferma ancora Gallo - Tanto che ci sono negozi che partono con le vendite promozionali già prima di Natale, mentre i franchising o i grandi gruppi partono dopo Natale ma, normalmente, prima degli altri». Per Gallo la legge finora non ha dato grandi risultati: «In estate i saldi sono risultati in forte calo, anche perché comunque c'è stato un calo dei consumi, ma non solo. Al netto del calo dovuto alla crisi, la vendita promozionale ha perso la valenza commerciale forte che aveva prima e la liberalizzazione in questo senso ha avuto un effetto negativo.

A nostro parere non avere un periodo fissato per tutti è una debolezza grossa: su Bolzano, ad esempio, quando ripartono i saldi c'è un grande richiamo, da noi il fatto che siano spalmati su tutto l'anno dal punto di vista del marketing è deleterio. Per noi la legge del 2010 ha questo problema, io allora la firmai ma ero contrario a questa parte sui saldi. Or penso si potrebbe pensare di ragionarci su perché i risultati sono stati negativi». 

Divisi a metà sulle liberalizzazioni dei saldi introdotte in provincia sono i negozianti del settore moda aderenti all'Unione commercio. «Si è al 50% per mantenere questa norma e al 50% per cambiarla - spiega Gianni Gravante , presidente di Federmoda trentino -

Insomma, tra i negozianti ci sono due scuole di pensiero, chi li vorrebbe liberi e chi li vorrebbe contingentati». Gravante ricorda che la possibilità di una modifica della normativa contenuta nella legge di riforma del commercio era già stata discussa dai firmatari. «Quando era stata realizzata la legge, si era detto di verificare come andava e eventualmente di vedere se valeva la pena cambiarla.

I dati che abbiamo dicono che metà la vuole lasciare come è oggi e metà la vorrebbe modificare, tornado al periodo contingentato».

Rispetto agli effetti sui comportamenti dei negozi, secondo Gravante, la situazione è che «da quando hanno liberalizzati i saldi, c'è chi anticipa per fare cassa, ma la stragrande maggioranza si parte coi saldi quando c'è la grancassa nazionale dei media. Di fatto è rimasto come prima tranne per alcune attività che hanno potuto mettere in vendita stock di merce che non tirava a prezzi più competitivi senza attendere il periodo dei saldi». Alla fine, per Gravante, «la norma ha prodotto un effetto strano per cui c'è una liberalizzazione autocontrollata».

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