Trentino Social Tank, i giovani che aiutano la voglia di impresa

di Matteo Lunelli

Ci sono un comasco, una belga e una valtellinese... No, non è il classico inizio di una barzelletta, ma si tratta di un qualcosa di ben più serio. Anche perché, insieme ai tre citati, ci sono anche tre trentini. Ma procediamo con ordine. I tre di cui sopra hanno un nome e un cognome: sono Claudio Tagliabue, classe 1982, Elisa Poletti, classe 1983, e Annemie Hendrickx, classe 1985, di Emblem, in Belgio. E loro sono i soci fondatori, insieme a Soma Visintainer, di Trentino Social Tank, Tst.

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La loro avventura inizia due anni fa, dopo aver vinto un finanziamento grazie al Bando Seed Money per lo sviluppo di start up innovative di Trentino Sviluppo. In due anni sono arrivati nella sede di Gardolo, in via Passirio tra la piscina e il nuovo parco di Melta, tre nuovi collaboratori, tutti trentini: Valentina de Concini, Michele Tait e Martina Bonazza.

Le parole chiave sono quelle che si sentono spesso, di questi tempi: incubatore, imprenditorialità, rigenerazione, sostenibilità, per usare quelle in italiano. Coworking, networking, hub, community, per usare la lingua di Sua Maestà. Per farla facile, a Tst si prendono delle idee, frutto di competenze specifiche, e si sviluppano. Poi si dà una mano a chi le idee le ha, ma può avere difficoltà a realizzarle, per questioni economiche. «Il concetto alla base è quello di fornire supporto a chi ha un progetto d'impresa, soprattutto nell'ambito di welfare e benessere», spiegano nella sede. Nella quale, tra l'altro, sono presenti anche due passeggini, con i nuovi recentissimi arrivi delle due socie fondatrici. E allora non possiamo non proseguire sul tema del welfare. «L'idea è quella di innovare ciò che già esiste: in un periodo di risorse in diminuzione non si può pretendere la gratuità, ma si possono far funzionare meglio le cose, renderle più sostenibili, coinvolgendo attori non classici. Un aspetto importante è che le decisioni non vengano calate dall'alto, ma ci sia un coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni. Poi la conciliazione vita-lavoro: noi sperimentiamo nuove modalità di lavoro, per andare incontro alle esigenze della famiglia e anche per stare al passo con i tempi. La società, lo stile e i ritmi di vita sono molto cambiati negli ultimi anni, ma orari, tempi e modi in molte professioni non sono variate».

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Tornando all'attività quotidiana di Tst, cerchiamo di capire quale sia il loro business. «Una buona fetta sono i servizi alle aziende e l'aiuto a quelle nuove per partecipare ai bandi: ne intercettiamo circa 150. Inoltre siamo accreditati dalla Provincia per supportare le nuove imprese e riceviamo parecchi incarichi in tal senso». A Trento il tema degli spazi, centrali e periferici, e della loro gestione è centrale. «Anche per noi lo è e ci interessa essere partecipi, dire la nostra nelle decisioni. Conosciamo tante realtà che sono a caccia di spazi e al tempo stesso ci sono molti spazi inaccesibili: sia il pubblico sia le imprese possono trovare delle soluzioni favorevoli per tutti gli attori coinvolti. Gardolo, la periferia che ci ospita, può essere un ottimo laboratorio per la coesione sociale e per rigenerare il quartiere. Noi abbiamo anche creato un sito, casadiquartieregardolo.it, per far convergere tutte le attività, le iniziative, gli eventi e far vivere ai cittadini quella zona».

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Uno dei prossimi appuntamenti è quello con il Festival della Famiglia. «In quell'occasione presenteremo un decalogo, costruito insieme a tante persone, con istanze, richieste, proposte». Invece è andata male con quel rapidissimo bando del Comune per l'area del Santa Chiara. «Ci fu pochissimo tempo per presentare un progetto completo. Però poi abbiamo contribuito con una piccola idea insieme a Impact Hub e Csv, mettendoci insieme per dire che vorremmo recitare un ruolo in quell'area».

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