Allarme vino: produzione a meno 20% Peronospora e meteo, dramma nei vigneti

di Matteo Lunelli

Produzione in calo del 20% e costi da parte dei produttori aumentati. E potrebbe non finire qui, perché se i prossimi trenta o quaranta giorni non dovessero essere all'insegna di caldo e sole, i dati potrebbero diventare ancora più allarmanti, mettendo in ginocchio il settore vitivinicolo trentino.

In provincia è allarme per il vino. Soprattutto per i rossi, Merlot in primis, ma non sono esenti Teroldego, Lagrein e Cabernet, e anche i bianchi, dal Pinot grigio allo Chardonnay passando per il Müller Thurgau, non possono considerarsi salvi. È presto per fare delle stime, ma dalla Fondazione Mach fanno sapere che un calo di produzione tra il 15 e il 20 per cento è già da mettere in preventivo. I colpevoli sono due: la peronospora, una delle più gravi malattie della vite causata dal fungo «Plasmopara viticola», e il clima avverso, che nella fase della fioritura ha portato a due fenomeni come l'acinellatura e la colatura. «L'allarme c'è e i vigneti di tutto il territorio provinciale risultato particolarmente colpiti, ad esclusione forse dell'Alto Garda, che si è salvato per via delle condizioni meteo maggiormente favorevoli», conferma Maurizio Bottura, responsabile dell'unità vitivinicola della Fondazione Mach, ovvero colui che forse più di tutti ha il polso della situazione in Trentino. 

«Le infezioni sono arrivate in un primo momento, tra fine maggio e inizio giugno, nelle zone di fondovalle e poi, tra fine giugno e inizio luglio, nelle zone collinari. Quantificare i danni è difficile, perché dipende dalle zone, dalle aziende e anche dal tipo di trattamenti effettuati. Però, in una prima stima, possiamo dire che la produzione totale a livello provinciale calerà del 15%-20%». Bottura, correttamente, sottolinea «ad oggi» perché l'allarme non è ancora rientrato. «Sia sulla quantità, sia soprattutto sulla qualità di quello che rimane "buono" sulle vigne saranno decisivi i prossimi trenta o quaranta giorni, ovvero il periodo che va da oggi alla vendemmia: se il tempo darà una mano ci sono dei margini. Altrimenti... ».

Bottura sospira e quel sospiro ha un solo significato: altrimenti sarà un dramma totale per gli agricoltori e le aziende. Le cause di questa situazione, come accennato, sono fondamentalmente due, o meglio un mix tra le due. La peronospora e il clima. Se intervenire sul secondo, in assenza di poteri divini, è impossibile, sulla prima dei margini ci sono. O ci sarebbero stati. E qui la situazione si complica: da una parte la possibilità di salvare le piante, dall'altra la necessità, per riuscirci, di utilizzare trattamenti più forti, quindi meno salutari e meno «bio». 

«In autunno, quando tutto sarà finito, bisognerà valutare e capire. Dire oggi di chi è la colpa non è possibile e quindi bisognerà verificare quanto della mancata produzione sia direttamente imputabile alla malattia e quindi a dei trattamenti troppo "soft" e quando a condizioni climatiche sfavorevoli. La Provincia ha fatto consapevolmente delle scelte sul disciplinare di produzione, utilizzando un numero ridotto di principi attivi. Vedremo se e quanto questo ha inciso sulla situazione che è venuta a crearsi».

Al momento, quindi, le certezze sono due: la produzione è in calo e i produttori hanno dovuto affrontare spese maggiori. «Ad oggi questi sono i fatti sicuri e oggettivi. I viticoltori hanno speso di più, visti i costi maggiori nell'utilizzo dei vari prodotti, oltre ai consumi per salvaguardare il raccolto. E alla fine, purtroppo, produrranno sicuramente di meno». Per ora, quindi, nessun cin-cin.

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