Latte amaro: prezzi giù, allevatori sempre più in crisi Il ministro Martina a Trento: «Situazione difficile»

di Franco Gottardi

È un destino segnato quello degli allevatori trentini, che si trovano oggi ad operare senza avere neanche la certezza della copertura delle spese? Domanda legittima all’indomani dell’ennesimo campanello d’allarme legato alla decisione di Latte Trento di abbassare a 30 centesimi al litro l’acconto dato ai produttori.

Questione su cui neanche il Ministro dell’agricoltura Maurizio Martina può offrire risposte certe. Qualche parola di ottimismo arriva dall’assessore provinciale Michele Dallapiccola. Ma non c’è dubbio che la situazione è complicata e le dinamiche di mercato volano sopra alla testa del piccolo Trentino e della sua zootecnia montana.

Martina ieri era a Trento invitato a intervenire a Green Week, forum sulla sostenibilità. «È un po’ che viviamo una situazione molto critica sul versante lattiero» commenta a margine del dibattito, appena arrivato a palazzo Geremia. «È una crisi italiana ma è anche una crisi europea molto profonda. Si incrociano dinamiche assai complicate: la fine delle quote latte, la situazione del mercato internazionale e poi una debolezza del sistema italiano che per troppo tempo ha trascurato nodi di riorganizzazione che andavano affrontati per tempo. Quindi la situazione oggettivamente non è semplice».

Il ministro ricorda quanto fatto dal governo per il settore; dall’aumento della compensazione Iva al «fondo latte» reso operativo proprio nei giorni scorsi. E ancora l’eliminazione di Imu e Irap agricola con uno sconto di 600 milioni per il settore. Nello specifico per quanto riguarda le produzioni di montagna, che operano in condizioni ancora più complicate, Martina cita la maggiorazione dei premi accoppiati.

Ma tutto questo ancora non basta e nel prossimo Consiglio europeo del 14 marzo l’Italia insisterà per nuove misure. «Insisteremo sull’etichettatura e nel breve su un’operazione straordinaria di promozione mirata perché abbiamo una dinamica di consumi che sta scendendo». Inoltre come azione contingente Martina chiede il raddoppio del de minimis per il settore, in modo da poter erogare aiuti per ristrutturazioni aziendali fino a 30.000 euro anziché 15.000 senza che sia considerata una alterazione della concorrenza.

Ma tutte queste rischiano di essere misure che non risolvono una crisi così profonda. «Noi pesiamo a Roma per l’1% della produzione agricola e dobbiamo contare soprattutto sui nostri margini di autonomia» commenta Michele Dallapiccola. Per quanto riguarda la situazione contingente, l’assessore la considera «drammatica» ma non compromessa. L’elemento di speranza è per i circa 350 soci conferitori di Latte Trento l’inaugurazione del nuovo stabilimento in costruzione a Trento Nord, prevista per l’estate, che porterà le potenzialità di lavorazione a 55 milioni di litri all’anno e una differenziazione dei prodotti puntando anche su formaggi cremosi, con margini maggiori garantiti ai soci, anche considerando l’indebitamento accumulato per realizzare l’opera. «Fuori c’è un’acquazzone tremendo ma l’ombrello della cooperazione è ancora sufficientemente largo per ripararsi» commenta l’assessore ricorrendo a una metafora metereologica.

Dallapiccola lega il calo dell’acconto annunciato nei giorni scorsi agli allevatori a un atteggiamento prudenziale, anche legato alla conclusione dei lavori dello stabilimento, ed è ottimista sul fatto che al momento del saldo possano arrivare soddisfazioni maggiori. Conviene infine sulla necessità di legare maggiormente i prodotti lattiero caseari locali al marchio Trentino. «Stiamo già cercando di farlo, ma - spiega convinto Dallapiccola - se gli allevatori capiscono di poter essere anche elemento di attrazione turistica con le fattorie didattiche e le visite guidate e gli operatori turistici si convincono a proporre le tipicità dei luoghi ci saranno soddisfazioni per entrambe le categorie».


PRODUTTORI IN ANSIA

Preoccupazione ma anche tanta passione per il proprio lavoro. Questo è quello che si può respirare nei padiglioni di Trento Fiere in questo weekend con «la Casolara» che vedere produttori di latte e formaggi trentini affrontare l’ennesima batosta. Quella arrivata da Latte Trento che ha deciso di abbassare l’acconto liquidato ai propri allevatori di 3 centesimi al litro, passando da 33 a 30 centesimI.

Per qualcuno potrebbe sembrare pochissimo ma per un settore già messo in ginocchio da anni, la mancanza di tre centesimi rappresenta un ulteriore carico sul proprio futuro. La preoccupazione è ormai diffusa e c’è chi sul tema preferisce non esprimersi abbassando lo sguardo ed altri invece che sono preoccupati per il futuro del settore in trentino.

«Oggi in Trentino - ha spiegato Ignazio Orgiana del gruppo Formaggi del Trentino - una delle maggiori preoccupazioni che abbiamo è il nostro futuro, quello delle aziende e delle tante famiglie impegnate sul territorio. In questo momento nessuno se la sentirebbe di dire ai propri figli di entrare in questo settore oppure di portare avanti l’azienda quando abbiamo avuto negli ultimi anni solo un calo di guadagni e siamo stati costretti ad affrontare tantissime difficoltà da ogni genere».

Per quanto riguarda nello specifico i formaggi, uno dei problemi che il Trentino dovrà affrontare sarà quello di un domanda superiore all’offerta. «Uno dei nostri pezzi forti - ha spiegato Orgiana - è il Puzzone di Moena fatto con il latte di malga. Questo formaggio però, per quest’anno lo abbiamo già esaurito a febbraio e se ne dovrà parlarne a settembre. Nessuno, visto le batoste che ci sono riesce ad aumentare la capacità produttiva sul territorio».

A parlare del calo di 3 centesimi come di una «decisione interna per aumentare le vendite» è invece Roberto Ferrari, rappresentante di Latte Trento. «Una scelta - ha spiegato - che è stata presa per aumentare le vendite del nostro latte trentino e affrontare la concorrenza. Proprio per questo, dalla prossima settimana l’indicazione che sarà data ai supermercati sarà quella di ribassare il prezzo del latte di alta qualità (prelevato sopra i 600 metri di altezza) da 1,49 euro a circa 1,35 anche se poi la scelta sarà fatta dal singolo supermercato».

A chiedere con forza che si arrivi a puntare veramente sul «marchio trentino di latte e formaggio» è invece un altro operato del settore e consigliere provinciale, Graziano Lozzer.
«In questi anni sono stati fatti diversi errori - ha affermato - che hanno contribuito a portarci nella situazione in cui ci troviamo. Abbiamo la concorrenza  delle regioni vicine che prendono il latte della Baviera a 14 centesimi e c’è l’embargo con la Russia che ha bloccato molte nostre esportazioni». Per Lozzer, l’unica strada da seguire oggi «è quella del marchio trentino». «Per riuscire a risollevarci tutti da questa situazione dobbiamo far passare il messaggio che le nostre imprese lavorano bene e producono prodotti di valore».

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