In regione bond subordinati per oltre 230 milioni Sparkasse: basta vendite ai piccoli risparmiatori

di Francesco Terreri

Le banche della regione hanno in corso oltre 230 milioni di euro di obbligazioni subordinate, che sono quei titoli sotto la lente della Banca d'Italia e dei risparmiatori per essere stati esclusi dal salvataggio delle quattro banche nazionali mettendo in difficoltà più di 12 mila sottoscrittori. Il grosso delle emissioni, circa 160 milioni, è in capo alla Cassa di Risparmio di Bolzano. Btb, ora confluita in Intesa Sanpaolo, aveva ancora in campo un bond di questo tipo da 40 milioni. Più di 30 milioni sono stati emessi da alcune Casse rurali.

Ma la cifra delle banche locali resta contenuta se si pensa che a livello nazionale, secondo le elaborazioni degli analisti indipendenti di Consultique, i bond subordinati ammontano a 61 miliardi e di essi 35 miliardi fanno capo ai tre grandi gruppi Unicredit, Intesa Sanpaolo e Ubi Banca. Nel caso delle quattro banche commissariate e poi «salvate», Popolare dell'Etruria, Banca Marche, Cassa di Risparmio di Ferrara e Carichieti, le obbligazioni subordinate ammonterebbero a quasi 1 miliardo, di cui poco meno di 900 milioni a rischio o azzerate e di esse circa 400 milioni in mano a piccoli e grandi risparmiatori.

Le obbligazioni subordinate sono diverse dalle obbligazioni ordinarie perché, pur essendo un prestito, vengono assimilate al patrimonio della banca, sia pur in una categoria speciale. Spesso, ma non sempre, hanno rendimenti più elevati dei bond normali. In sostanza, più rischio ma più rendimento. Fino a poco tempo fa questo era però un problema relativo: nelle crisi bancarie intervenivano i Fondi di tutela dei depositi e degli obbligazionisti o lo Stato. Ma ora l'Unione Europea ha cambiato le regole e dal 1° gennaio scatta il cosiddetto «bail-in» o salvataggio interno: pagano gli azionisti e anche, entro certi limiti, i risparmiatori. Uno shock per la tradizione di risparmio dei trentini e degli italiani.

Il problema sorge con i bond subordinati venduti al pubblico, che ora la Banca d'Italia pensa di vietare, mentre questo tipo di titoli dovrebbe essere offerto essenzialmente agli investitori istituzionali, che sanno quali sono i rischi che corrono.

«Nel recente aumento di capitale - spiega a tal proposito l'amministratore delegato e direttore di Sparkasse Nicola Calabrò - abbiamo praticamente rinunciato a proporre le obbligazioni subordinate convertibili, mentre le altre obbligazioni additional tier 1 sono state riservate a investitori istituzionali. Anzi, siamo stati ancora più prudenti: abbiamo messo un vero e proprio filtro verso quei clienti che chiedevano di investire nelle azioni della banca ma non avevano il profilo di investitore adatto».

La Cassa di Risparmio di Bolzano quindi svolta rispetto al passato, quando azioni e obbligazioni subordinate venivano offerte al pubblico senza troppe cautele. I prestiti subordinati in corso, da 100 e da 60 milioni, risalgono al 2008-2009.

«All'epoca però facevano parte delle normali emissioni - precisa Calabrò - Ora siamo molto più attenti e comunque a disposizione per consigliare i risparmiatori».

Sono quattro o cinque le Casse rurali che hanno emesso in questi anni obbligazioni subordinate. Nel caso dei 5 milioni della Rurale di Mezzocorona, la scadenza è vicina - primavera 2016 - e quindi verranno rimborsate presto. La Rurale Giudicarie Paganella ne ha in corso un po' di più, per circa 16 milioni, ma si sta studiando la possibilità, se i risparmiatori lo vorranno, di ricomprarle con l'eventuale intervento del Fondo Comune delle Rurali. Poi ci sono i 10 milioni della Cassa di Rovereto, in parte sottoscritti da investitori istituzionali.

In tutti i casi le Rurali sottolineano: siamo banche sicure e anche nei casi di crisi che abbiamo visto in questi anni fuori dal Trentino, ultima la Banca Padovana, i bond subordinati sono stati tutti ricomprati.

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