Famiglie, torna la fiducia ma la ripresa ancora no

ROMA - Oltre la metà delle famiglie italiane (52%) ha visto peggiorare le proprie capacità di spesa nell’ultimo anno. La difficoltà a risparmiare e il timore di non riuscire a mantenere il tenore di vita sono ancora molto diffusi e frenano i consumi.«La fiducia c’è, la ripresa (ancora) no», titola l’Outlook Italia 2014 dell’Osservatorio Confcommercio-Censis.

ROMA - Oltre la metà delle famiglie italiane (52%) ha visto peggiorare le proprie capacità di spesa nell’ultimo anno. La difficoltà a risparmiare e il timore di non riuscire a mantenere il tenore di vita sono ancora molto diffusi e frenano i consumi.
«La fiducia c’è, la ripresa (ancora) no», titola l’Outlook Italia 2014 dell’Osservatorio Confcommercio-Censis. Dai dati emerge che la percentuale di chi rinvia le spese principali (ristrutturazione della casa, acquisto di autovetture, elettrodomestici e mobili) è sempre maggiore di chi ha deciso effettivamente di comprare.
Nonostante un leggero miglioramento del clima di fiducia, sottolinea il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: «La ripresa è ancora timida e incerta. Le famiglie italiane sono costrette a ridurre i consumi, rinunciando o rinviando le spese».
Nel tempo libero, nello specifico - secondo Censis e Confcommercio - il 62,3% ha ridotto pranzi e cene fuori casa, mentre il 58% ha tagliato il budget sugli svaghi (cinema, teatro e musica).
Più della metà delle famiglie (51%) ha risparmiato anche sui consumi alimentari. Per il 73,5% dei nuclei familiari è difficile far fronte alle spese improvvise, come quelle mediche o le riparazioni in casa. Circa 6,5 milioni di famiglie (27,5%) hanno invece difficoltà a pagare tasse e tributi. Dal rapporto Confcommercio-Censis emerge che la mancanza di lavoro (40,8%), l’inadeguatezza della classe politica (37,2%) e le tasse troppo alte (23,3%) sono fra i principali elementi di criticità che frenano l’economia del Paese.
Tuttavia qualcosa si muove e Sangalli lo sottolinea: Il pacchetto di riforme di Matteo Renzi «ha dato una vera scossa al clima di fiducia e, per la prima volta da 3 anni a questa parte, gli ottimisti hanno superato i pessimisti». I dati ad aprile dell’Osservatorio Confcommercio-Censis indicano al 37,3% la quota di italiani ottimisti contro il 24,6% di irriducibili pessimisti, ma ancora più esteso è il gruppo di incerti (38,2%), che resta alla finestra pronto a valutare il governo sui fatti.
Un patrimonio di fiducia che non si traduce ancora in azioni concrete: «le famiglie sono costrette a ridurre ancora i consumi, rinunciando a molte spese o rinviandole a tempi migliori», così slitta l’acquisto del nuovo frigo o la ristrutturazione della casa, sottolinea Sangalli, «molto perplesso» da quanto ha letto tra le pagine del Def. Vale a dire «che la pressione fiscale è destinata ad aumentare passando dal 43,8% al 44%, un livello assolutamente incompatibile con qualsiasi prospettiva di crescita». Con le imposte Ue si arriverebbe al 44,3% ripetendo il record del 2012.
In direzione del tutto opposta la ricetta Confcommercio per sostenere la ripresa. «C’è una gran voglia di ripartire che va immediatamente sostenuta. Il governo Renzi dispone di un rilevante capitale di fiducia che deve essere sostenuto per realizzare quella ricetta che da tempo portiamo avanti: più riforme e più lavoro, meno spesa pubblica e meno tasse». (ANSA)

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