Mario Brunello: trent'anni di "Suoni delle Dolomiti", fra prima musica e futuro
Intervista con il noto violoncellista veneto, direttore artistico della kermesse trentina che si aprirà il 27 agosto ma con un'anteprima in programma oggi, 6 giugno, al passo San Pellgrino, con lo scrittore Alessandro Baricco e l’ensemble francese Diabolus in musica per celebrare l'anniversario ai piedi delle vette
TRENTO - Non avevano tonalità, a stento usavano dei nomi per indicare le note, conoscevano regole armoniche poverissime, non sapevano cos’era una melodia, e in cinquecento anni realizzarono un progresso linguistico e tecnico paragonabile a quello che Beethoven coprì in 24 anni, tra la sua prima sinfonia e l’ultima. Tutto questo perché non stavano sulla terra per possederla, «ma per riceverla».
In queste parole dello scrittore Alessandro Baricco c’è l’anima del progetto “Il Suono delle Dolomiti, la prima musica” che lo vede protagonista insieme all’ensemble francese Diabolus in Musica dell’anteprima dei primi trent’anni de I Suoni delle Dolomiti (in programma oggi al passo San Pellegrino).
Dell’edizione dei Suoni che prenderà il via il 27 agosto e proseguirà fino al 4 ottobre abbiamo parlato con il direttore artistico e violoncellista Mario Brunello.
Brunello, l’edizione 2025 dei Suoni, si apre con l’anteprima “Il Suono delle Dolomiti, la prima musica”: quali le radici di questo progetto?
Riflettendo su come poter marcare questo traguardo dei trent’anni e considerando che il format del festival funziona bene ed è inutile andare a stravolgerlo, abbiamo pensato di creare tre iniziative che potessero lasciare il segno. Una è questa di cercare, dopo tanti anni di Suoni delle Dolomiti, proprio il Suono, da dove viene questa musica che andiamo ad ascoltare anche in cima alle montagne. Alessandro Baricco sta pubblicando un libro, una nuova storia eretica della musica che uscirà a settembre e gli ho chiesto se era pensabile poterlo sonorizzare in qualche modo e raccontare da dove è nata questa musica, da dove siamo nati noi musicisti. In Val di Fassa Baricco rievocherà la prima musica, quella che noi chiamiamo così, cioè la prima polifonia quando le voci hanno cominciato a mettersi insieme e a creare la polifonia a quattro parti che ha dato la struttura dai Beatles, a Mozart, a Stockhausen, tutto parte da lì.
Al suo fianco l’ensemble francese Diabolus.
Baricco racconta i primi vagiti della musica con la sonorizzazione dei Diabolus in Musica, un gruppo francese specializzato in musica medievale.
Un evento che è anche una riflessione sull’origine del suono e sul ruolo dell’ascolto nel rapporto tra uomo e natura.
Assolutamente, perché, come dicevo, tutto parte da lì, dal raccontare cos’è la natura, cosa provoca il sorgere del sole, il tramonto, sono tutti elementi naturali che poi l’uomo ha trasformato in sentimenti.
Trent’anni di Suoni delle Dolomiti: come ha affrontato da direttore artistico questo traguardo nel pensare il calendario?
Come dicevo ci sono alcune parole chiave per questo trentennale: la prima musica per iniziare mentre il futuro sarà l’altra testa di ponte che chiuderà il festival. Una residenza, un mini-festival di una settimana dove daremo ospitalità alla European Union Youth Orchestra, un’orchestra giovanile europea, insieme ai grandi talenti della fondazione Stauffer di Cremona dove sono nati tutti gli strumenti musicali ad arco che conosciamo. Eseguiranno la Pastorale di Beethoven per chiudere il festival che è l’ode e l’inno alla natura per eccellenza.
Il 2 settembre ai Laghi di Bombasel nel Lagorai il concerto targato Le Scat Noir, formazione tutta al femminile, prima all’iniziativa legata a Paolo Manfrini.
La terza parola dei Suoni è proprio Paolo Manfrini per il quale abbiamo pensato di creare una chiamata, non mi piace il termine concorso, di idee per giovani gruppi da 2 a 6 musicisti che si presentassero con la loro musica e con una lettera di intenti per spiegare perché pensano che la loro musica sarebbe andata bene in questi luoghi. Abbiamo ricevuto più di 50 domande da tutto il mondo: e alla fine abbiamo scelto un gruppo di tre giovani musiciste dell’area bolognese/ferrarase che cantano a cappella e si accompagnano solo con un violino. A parte la qualità molto molto alta, ci sono sembrate un nuovo suono giovane per il trentennale.
Tanti gli spunti offerti dal cartellone ma quale formazione attende con maggiore curiosità in alta quota?
Direi Wu Wei che presenta un suono nuovo anche se con uno strumento cinese che ha più di tremila anni di storia, lo sheng. Questo grande virtuoso cinese accompagnerà la nascita del sole all’alba del 4 settembre.
Fra gli eventi quello nel segno della world music con Avi Avital, Giovanni Sollima, Alessia Tondo e Giuseppe Copia.
In questo caso ci siamo rivolti agli amici storici dei Suoni, sia Sollima che Avi Avital hanno partecipato più volte e loro due insieme a questa cantante e percussionista della musica salentina e siciliana, mediterranea diciamo, credo sarà un insieme esplosivo.
Lei sarà tra i protagonisti del trekking.
Il trekking è un po’ il tabernacolo dell’anima dei Suoni, sono nati dalla volontà di camminare insieme con un numero limitato di persone che vagando tra i sentieri decidono a un certo punto di fermarsi dove gli piace più suonare, è questo che avviene durante il trekking. Sono 24 ore vissute insieme dall’alba al tramonto e poi anche la notte nel rifugio. Portare il quintetto di Schubert con due violoncelli, secondo me l’apice raggiunto dalla musica classica, cosiddetta colta, portarlo su sulle cime della Limonta è sempre una grandissima emozione.