Candide conquista Trento: sold out per la Compagnia Teatrale Universitaria
Terzo anno consecutivo di successi per la CTU che porta in scena una rivisitazione moderna del classico volterriano, trasformando il teatro in spazio di cittadinanza attiva dove arte, divertimento e impegno sociale si fondono in un'esperienza indimenticabile
“Candide” è lo spettacolo che anche quest’anno è stato portato in scena e donato al pubblico dalla Compagnia Teatrale Universitaria, che si è guadagnata il sold out in entrambe le serate di rappresentazione, il 10 maggio al Teatro Sanbapolis e il 14 maggio al Teatro Sociale. È ormai il terzo anno che il teatro si riempie totalmente di studenti e studentesse vocianti in attesa di vedere con i propri occhi il risultato finale di un lavoro collettivo che ha sempre promesso alta qualità in ogni minimo dettaglio, a partire dalla regia, passando per gli attori e concludendo con scenografia, costumi e luci, ogni dettaglio collocato nel posto giusto per ottenere un prodotto culturale professionale.
Anche quest’anno il tema è complesso. Come base drammaturgica è stata utilizzato “Candide” di Mark Ravenhill, che a sua volta prende spunto dal famoso romanzo volterriano “Candido”. Il testoriprende alcuni episodi del romanzo originale e ne aggiunge altri per trasportare l’essenza di Candide nel mondo a noi contemporaneo. Sostanzialmente la trama ruota attorno alla concezione leibniziana che sostiene che il mondo in cui ci troviamo sia il migliore dei mondi possibili, dove il male insito al suo interno esiste per controbilanciare un bene superiore, quello del continuo progresso umano. E così ogni cosa che accade, anche la più spietata e dolorosa, viene giustificata senza far ricadere le colpe su nessuno, che sia il terremoto di Lisbona del 1755 (dal cui episodio Voltaire viene spinto a scrivere il romanzo) o il cambiamento climatico dei nostri tempi.
Creare una connessione tra il mondo di due secoli fa e il mondo di adesso, molto simili per questi aspetti, è stato fondamentale per la buona riuscita della pièce teatrale. Il pubblico non è stato solo portato a godersi una storiella divertente sulle disavventure di un povero ragazzo di due secoli fa ma è stato anche chiamato in causa sulle questioni odierne urgenti, con diverse scene volte ad attirare l’attenzione della nostra generazione. Quello in cui viviamo è davvero il migliore dei mondi possibili? E di quello che verrà potremo dire lo stesso?
Candide con la sua esuberanza, ironia, colpi di scena e cambi ininterrotti di scenografie e costumi (entrambi i quali è necessario dedicare un apprezzamento particolare perché erano semplicemente perfetti) è stato in grado di catapultare il pubblico in un vortice di eventi ipnotizzante. E si percepisce che non è stata una cosa semplice a farsi, perché gli attori e attrici coinvolti nella recitazione sono una trentina e tutti hanno avuto una parte abbastanza lunga per poter mostrare il proprio talento.
Sebbene ogni anno le rappresentazioni siano sempre diverse e nuove, per chi è stato a vedere gli scorsi spettacoli è possibile notare una linea di direzione che si ripete e che funziona sempre. Mi riferisco al riuscire a trattare un singolo tema anche molto complesso diramandolo in quadri scenici separati ma sempre collegati tra loro fino ad arrivare a una scena finale collettiva in cui tutti i personaggi si ritrovano insieme sul palco per rendere visibile quel fil rouge che il pubblico vedeva serpeggiare tra loro.
Il secondo elemento sempre presente negli spettacoli della CTU (e da non dare mai per scontato) è l’ironia, il gioco e il divertimento. Riuscire a mescolare alla profondità dei temi trattati anche momenti in cui far ridere il pubblico, renderlo partecipe della scena con battute teatrali adatte alla sensibilità studentesca e mai banali non è semplice, ma se ben fatto rende l’atmosfera elettrizzante.
Insomma, il successo è stato garantito anche quest’anno, riconfermando la necessità e l’importanza di fare teatro e di andare a teatro, di avere uno spazio in cui poter rappresentare attraverso l’arte i bisogni che più sentiamo vicini a noi. Come ha ricordato il regista Andrea Bonfanti, il pubblico ha potuto essere partecipe del risultato di un lungo percorso, iniziato ad ottobre ed elaborato durante tutto l’anno accademico.
Lo spazio del teatro serve ed è urgente per fare cittadinanza attiva, come si è dimostrato anche ribandendo l’importanza di informarsi e di andare a votare al referendum dell’8 e 9 giugno e dando voce successivamente alle rappresentanti dell’Intifada Studentesca di Trento, per non dimenticare che fuori dalle mura dei teatri, a Gaza, continua a perpetrarsi un genocidio. Il teatro è spazio comune e collettivo, ed è così che viene dato un senso al palco che viene utilizzato, dando la voce a chi ha qualcosa da dire.
Per concludere, ribadisco personalmente l’emozione provata nel sentire di far parte di una comunità studentesca che ha voglia di divertirsi e di ragionare insieme. Le risate, gli applausi e i silenzi collettivi ci hanno fatto sentire parte di un gruppo che stava condividendo un’esperienza artistica e formativa. Ed è proprio questa la magia del teatro, unire sconosciuti in un unico posto nello stesso momento e far loro provare la potenza della collettività delle emozioni. E possiamo senza dubbio affermare che anche quest’anno la Compagnia Teatrale Universitaria ce l’ha fatta.