Musica / Il lutto

Addio a Harry Belafonte, mito della musica e dei diritti civili

Nato a Harlem da genitori giamaicani, Belafonte portò alla ribalta la musica caraibica con canzoni come "Day-O (The Banana Boat Song)" e "Jamaica Farewell". Il suo album Calypso, che le conteneva entrambe, fu il primo di un artista a vendere piu' di un milione di copie

NEW YORK. Addio a un mito della musica: Harry Belafonte, che negli anni 50 aveva sfondato le classifiche pop ma anche le barriere della razza, diventando una forza nel movimento per i diritti civili, è morto nella sua casa dell'Upper West Side di Manhattan.

Nato a Harlem da genitori giamaicani, Belafonte portò alla ribalta la musica caraibica con canzoni come "Day-O (The Banana Boat Song)" e "Jamaica Farewell". Il suo album Calypso, che le conteneva entrambe, fu il primo di un artista a vendere piu' di un milione di copie.

Nel 1953 debutta a Broadway e subito dopo sul grande schermo in Bright Road (Strade luminose, 1953) di G. Mayer; l'anno dopo è Don José in Carmen Jones (1954) di O. Preminger, liberamente tratto dall'opera di Mérimée e interpretato da attori neri. Il 1957 è l'anno della consacrazione con L'isola nel sole di R. Rossen, in cui ricopre il ruolo di un leader politico delle Antille costretto ad allontanare la sua compagna bianca a causa dei conflitti razziali.

Voce roca, ma possente e gradevole, corpo e volto statuari, indubbie capacità drammatiche, diventa in breve uno dei beniamini del pubblico statunitense, ma lascia ben presto le scene per la politica e compare solo in alcune serie televisive.

Nel 1983 produce Beat Street di A. Davis, interpretato da gruppi di danza spontanea della New York «nera». Al cinema si concede soltanto per ruoli cammeo, come in Prêt-à-porter (1994), in cui interpreta sé stesso, e in Kansas City (1996) di R. Altman, dove è un gangster.

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