Spettacoli / Teatro

Claudio Bisio a Trento: «Siamo il risultato delle nostre scelte»

Il celebre attore è in scena in questi giorni al "Sociale" con lo spettacolo «La mia vita raccontata male». Lui spiega che lo spettacolo è la storia di una generazione, quella nata tra gli anni Cinquanta e Sessanta, cresciuta guardando Carosello e le Kessler, quella che ricorda il Muro di Berlino e i Mondiali di calcio del ’74...

di Fabio De Santi

«Questo spettacolo è la storia di una generazione, quella nata tra gli anni Cinquanta e Sessanta, cresciuta guardando Carosello e le Kessler, quella che ricorda il Muro di Berlino e i Mondiali di calcio del ’74”. E’ questo il cuore nelle parole di Claudio Bisio di “La mia vita raccontata male” lo spettacolo tratto dal libro di Francesco Piccolo “Il desiderio di essere come tutti” per la regia di Giorgio Gallione con le musiche di Paolo Silvestri suonate da Marco Bianchi e Pietro Guarracino in scena al Teatro Sociale oggi, venerdì, alle 20.30, sabato 4 alle 18 e domenica 5 alle 16, per la Stagione di prosa del Centro S. Chiara.

Un po’ romanzo di formazione, un po’ biografia divertita e pensosa, un po’ catalogo degli inciampi e dell’allegria del vivere, "La mia vita raccontata male" ci segnala che se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo alle spalle la strada è ben segnalata da una scia di scelte, intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli, spesso tragicomici o paradossali.

«Esagerando un po’ - dice Bisio - si potrebbe dire che è una summa dell’opera di Francesco Piccolo, c’è qualcosa di inedito, brani da racconti e romanzi precedenti al Premio Strega, anche se la storia si basa sul libro “Il desiderio di essere come tutti”. Alla fine, lo spettacolo è il tentativo di attraversare la vita di una persona che assomiglia a me, ovviamente a Piccolo, ma in realtà anche a molti altri, a iniziare dal regista Giorgio Gallione. Siamo dei boomers».

Sul titolo della rappresentazione Bisio ha detto: «Raccontiamo “male” nel senso che non seguiamo una cronologia rigorosa, andiamo avanti e indietro nel tempo, anche se si parte con ricordi dell’infanzia e si arriva sino alle problematiche della vita adulta, facendo emergere un percorso come in una sorta di grande puzzle. E poi “male” perché non raccontiamo solo le cose belle della vita, ma anche episodi negativi, sentimenti e fatti politicamente scorretti, non edulcoriamo niente. Ma Piccolo in questo senso è un maestro e noi lo seguiamo, e ovviamente speriamo di raccontare bene le sue storie».

Per l’attore e comico milanese si tratta di un ritorno a teatro, in una dimensione che lui ha sempre vissuto con grande passione: «Ho iniziato in teatro e ormai ho superato i 40 anni di carriera, il primo bollino Enpals è del 1980, sono 42 anni che la mia vita è fatta di questo lavoro e del contatto con il pubblico.

Mi piace il teatro perché è live, succede tutto in quel momento, su quel palco, poi svanisce per sempre, qualsiasi replica sarà diversa.

Mi piace fare cinema, televisione, ma la reazione immediata del pubblico in teatro è impagabile, soprattutto quando si portano in scena spettacoli come questo, che anche se hanno momenti più riflessivi sono in gran parte comici. Ricordo sempre la grande lezione che mi ha dato Dario Fo, diceva che fare ridere è più difficile che fare piangere.

Ed è così, infatti: se porti in scena uno spettacolo comico che non funziona te ne accorgi subito.

La mia vita raccontata male è un ping-pong continuo tra me che sono sul palco e il pubblico in platea».

comments powered by Disqus