Trento / L'annuncio

L'ultimo acuto per il coro Dolomiti: mancano nuove leve, finisce amaramente una storia lunga 73 anni

Il coro Dolomiti chiude. È il lutto per una intera comunità che dovrà rinunciare a una delle coralità più apprezzate del secolo scorso. Il presidente Giacomo Santini, ex europarlamentare, racconta il senso della storia di questo gruppo e come la mancanza di un ricambio generazionale costringa, tristemente, a mettere la parola fine

di Giacomo Santini

In serenità ed amicizia, coerente con lo stile mantenuto in 73 anni di canti, il Coro Dolomiti di Trento ha deciso di porre la parola fine alla sua storia prestigiosa.

La decisione, sofferta ma frutto di lunga riflessione, è stata annunciata nel corso di un incontro conviviale a Vattaro presso il ristorante "Alpenrose" di Luciano Giacomelli, anche lui ex corista.L'inizio della pandemia di Covid, tre anni fa, segnalò le prime difficoltà nel reperire sostituti per chi finiva in quarantena.

L'età matura della maggior parte dei coristi li esponeva, più di altri, al pericolo di contagio e alle difficoltà del percorso di recupero.

Questo evento imprevisto accentuò un segnale preoccupante già emerso negli anni precedenti, quando il Coro lanciò una campagna acquisti per giovani cantori, trovando scarso riscontro in città, dove ha sede. Problema di "reclutamento" comune a tanti cori, forse meno a quelli di paese, dove le distrazioni per i giovani sono meno coinvolgenti.Nei tre anni di riflessione i dirigenti ed il maestro Tarcisio Battisti, avevano abbozzato diverse soluzioni di emergenza per tamponare le falle e procrastinare l'amara decisione.

Più ci si aggrappava alla lunga storia, fatta di 1300 concerti, 336 dei quali in 12 Paesi d'Europa ed anche in Perù, di decine di dischi incisi, di eventi epocali di cui il Coro fu protagonista, più ci si rendeva conto che nessun ripiego sarebbe stato compatibile con un simile curriculum.

La spinta dei più tenaci propugnatori della prosecuzione dell'attività, ha finito per essere smorzata da un altro fenomeno negativo di cui tutti i cori hanno sofferto e con il quale tuttora stanno facendo i conti: la drastica riduzione delle attività concertistiche in pubblico, degli inviti, delle opportunità di effettuare trasferte all'estero che un tempo costituivano una formidabile occasione di coesione e di crescita culturale e personale.

All'incontro di commiato hanno partecipato tutti i coristi in attività e molti ex, protagonisti di decenni di successi e costruttori di un patrimonio comune da consegnare alla storia della coralità trentina ed italiana.

O magari da collocare in un museo dove si pensa di allineare trofei, spartiti, fotografie, libri, testimonianze ed attestati di questi 73 anni di attività: da quella intuizione del prof. Aldo Lunelli, nel 1949, fino ad oggi, attraverso una decina di maestri e 235 coristi.Il saluto alla città sarà dato, Covid permettendo, la notte di Natale nella basilica di San Lorenzo dove da 53 anni il Coro Dolomiti accompagna la messa di mezzanotte.

Sicuramente l'attuale emergenza avrà fine ed anche i cori ritroveranno orizzonti più sereni, strade nuovamente aperte all'incontro con altre culture, giovani capaci di mitigare la dipendenza da telefonino e da giochi elettronici per aprirsi a nuove esperienze che, guarda caso, saranno le stesse del nonno.Importante è non interrompere il flusso della storia perché se un coro tace scende il silenzio su tutta la valle. Se un coro muore quella valle perde una radice profonda della propria identità e della propria storia.

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