Spettacoli / Il Concerto

Beppe Carletti: sul palco contro la guerra e contro tutte le ingiustizie. I Nomadi in scena a Castelfolk

Stasera, 4 luglio, la storica band suonerà a Castella di Villa Lagarina. Parla il musicista che nel 1963 fondò il gruppo insieme ad Augusto Daolio: "La storia ha una memoria molto corta, purtroppo i potenti e anche molte persone pensano ancora che si possa risolvere tutto con le armi..."

di Fabio De Santi

TRENTO. Puntuali come ogni estate i Nomadi tornano a suonare in quel Trentino che da sempre li accoglie con straordinario affetto.

Accadrà anche questa sera, giovedì 4 luglio a Castellano di Villa Lagarina per il festival Castelfolk (ore 21; biglietti ancora disponibili).

La band emiliana proporrà i brani che hanno segnato la storia del gruppo nato nel 1963 e segnato per anni dalla poetica di Augusto Daolio. Sul palco Beppe Carletti, tastiere, fisarmonica, cori, Cico Falzone, chitarre, Daniele Campani, batteria, Massimo Vecchi, basso, Sergio Reggioli, violino,e il cantante Yuri Cilloni.

Ad aprire la serata le note dei Cavalieri Erranti.

Beppe Carletti, che live è quello che attraversa l’Italia questa estate?

“Abbiamo la fortuna di avere un repertorio incredibile, quindi non abbiamo mai troppe difficoltà nel scegliere quali canzoni suonare per costruire uno spettacolo. Ci piace anche cambiare la scaletta a seconda del nostro stato d'animo o del luogo in cui ci troviamo. In Trentino poi ci sono sempre tante sorprese ed emozioni nel rapporto con la nostra gente”.

Come sigla di questo viaggio avete intrecciato il titolo del vostro ultimo disco “Solo essere umani” a tre parole importanti come valori, amore e vita.

“Questi termini appaiono nelle canzoni dell’album uscito lo scorso anno, non le abbiamo scelte a caso. Per noi sono tre parole ricche di significato che esprimono la nostra visione del mondo, quel modo di essere che da sempre fa parte dei Nomadi”.

A proposito di set list c'è qualche brano che avete riscoperto?

“Iniziamo il concerto sulle note di Contro. Era un brano del 1992 contro la guerra, contro tutte le ingiustizie. Abbiamo rispolverato anche altre canzoni per ricordare quelle persone che hanno dato la vita per il loro popolo”.

Oltre la musica che effetto le fa il conflitto nel cuore dell’Europa causato dall'aggressione russa?

“La storia ha una memoria molto corta, purtroppo i potenti e anche molte persone pensano ancora che si possa risolvere tutto con le armi. Dopo quello che abbiamo vissuto o che i nostri genitori ci hanno raccontato è incredibile che possa accadere ancora. Prima che scoppiasse la guerra in Ucraina quei racconti sembravano tutte favole ma purtroppo non lo sono. Ci sono sempre state guerre e quella in Ucraina non è l'unica in corso ma non bisogna mai rassegnarsi e lanciare sempre messaggi di pace”.

Ha sorpreso molti l’uscita, lo scorso maggio, di un suo disco di composizioni strumentali: cosa ha raccolto in Sarà per sempre?

“Avevo composto in passato musiche per due cortometraggi e due film e ho pensato fosse il momento di pubblicarle. Non ho nessuna ambizione di fare il solista ma l’ho fatto perchè queste musiche non vanno a confondere l’idea dei Nomadi nella testa delle persone. Diciamo che è un’altra faccia di Beppe Carletti”.

Un lavoro che resterà qualcosa di unico?

"Credo proprio di sì. Sono state esperienze straordinarie che mi hanno messo di fronte a storie vere del presente e del passato. Proprio così ho potuto trasmettere alla mia musica quei particolari, quelle sensazioni per riuscire a far entrare ancor di più chi avrebbe visto il film in quelle storie. Credo che l’esigenza di chi fa musica sia quella di poter esprimere ciò che si ha dentro l’anima, che parte dal cuore per arrivare al cuore".

Sarà per sempre pare davvero un titolo adatto alla storia dei Nomadi.

“Sì, è vero. Augusto Daolio diceva che i Nomadi sono come l’uomo mascherato, non muoiono mai. A me piace sempre essere positivo, la nostra sarà una storia che non finirà mai”.

E allora a quando un vostro nuovo album?

“Ora pensiamo solo ai concerti dopo due anni difficili in cui abbiamo fatto sedici e poi trenta concerti l’anno Questi non sono certo i nostri ritmi, di solito ne facciamo circa ottanta di live e siamo contenti di poter tornare a esibirci dal vivo senza limitazioni. Ci godiamo e respiriamo con entusiasmo questa ritrovata normalità insieme alle persone che vengono ad ascoltarci".

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