Vernice / La mostra

Ciclone Sgarbi su Riva del Garda: «Alla Rocca un ristorante stellato con Brunel». Ma la sindaca è gelida: «La priorità è rilanciare il museo»

Show del critico e presidente del Mag, fra limoni da piantare, «cazziata» al direttore per i vasi di plastica, visita in pasticceria e citazioni di Goethe

RIVA DEL GARDA. «Cosa fate qui? Dentro a vedere la mostra». Il critico d’arte a Riva del Garda in qualità di presidente del Museo Alto Garda, alle tre esatte di mercoledì pomeriggio sul “Pont dei Strachi” davanti alla Rocca, sede del Mag, ha preso sottobraccio due ragazzi che gli avevano chiesto un selfie. «Si, volentieri - ha risposto Sgarbi - a patto che entriate a vedere la mostra». Che non è la favolosa mostra di capolavori della collezione Liechtenstein annunciata tre mesi fa da Sgarbi. E che doveva dare una spinta turistica alla sponda gardesana.

Così i due giovani di Trento in visita per caso a Riva, assieme a lui hanno visitato la mostra di Luciano Ventrone in anteprima curata da Marco Di Capua inaugurata ieri e aperta fino al 12 giugno prossimo.

Nel parco, poi, nell’intervallo tra conferenza stampa e inaugurazione, alle quattro, ha dialogato con dei ragazzi rivani all’angolo del canale che guarda verso la Fraglia, accanto alla “Saetta” di Massimo Scolari che qualcuno voleva portar via da lì. «Qui rimane - ha detto Sgarbi telefonando all’artista - lo ripuliremo così i giovani potranno imbrattarlo di nuovo». E giù a ridere con loro e selfie a gogò.

Che Vittorio Sgarbi dica quello che pensa, anche a costo di mettere in imbarazzo colui del quale parla, infine, è noto. «I limoni vanno piantati lì - ha detto sornione all’indirizzo del direttore Matteo Rapanà mettendosene uno nel taschino - non in dei brutti e antipatici vasi di plastica che non esprimono ciò che il sommo Goethe disse del lago di Garda, ossia “Kennst du das Land wo di Zitronen blühn?” estasiato dalla vista delle Limonaie di Limone quando, nel 1786 in barca si recava da Torbole a Malcesine».

Al termine Sgarbi si è incamminato verso piazza Catena e l’ascensore panoramico del Bastione per recarsi poi invitato dalla vicepresidente di Trentino Storia Territorio Monia di Mauro, all’antica chiesetta della Maddalena, dove l’esperta di storia dell’arte ha illustrato a Sgarbi lo stato in cui versano la Pieve e gli affreschi.

Grazie alla disponibilità della famiglia Baroni, proprietaria della chiesetta, Sgarbi ha potuto prendere visione dell’intero compendio, ex hotel compreso e incamminarsi sulla “Philosophen Weg”, la via lungo la quale passeggiavano in meditazione scrittori come Rainer Maria Rilke o il filosofo Friedrich Nietzsche fino alla prima delle tre fonti “taumaturgiche” che, si diceva, abbiano proprietà curative per le malattie degli occhi.

Poi Sgarbi si è recato in Fraglia Vela Riva, ha osservato i riferimenti a Giancarlo Maroni, visto gli oggetti conservati di D’Annunzio in bacheca e lasciando, infine, la sua firma ai soci a testimonianza della visita. Questo prima di recarsi a Castel Drena dove l’attendava la sindaca Giovanna Chiarani ma con un ennesimo “stop” da Garda Foodie, l’eccellenza pasticcera creata da Vanessa Negri nel compendio dell’Hotel Astoria dove ha acquistato un dolce fermandosi brevemente per visitare l’hotel e il parco.

E che sia interessato alla gastronomia, lo si è capito dalla proposta. Dopo sedici anni un ristorante stellato potrebbe trovare nuovamente spazio tra le mura del Museo di Riva del Garda. Certo non un semplice punto ristoro, l'esempio da seguire è quello dell'altrettanto stellato chef Alfio Ghezzi al Mart. Qualcosa di classe, alta classe, in grado di diventare un valore aggiunto che faccia accrescere l'appeal di tutta la Rocca «perché anche la cucina è cultura».

L'interprete perfetto è già stato individuato: lo chef stellato Peter Brunel. L'obiettivo, aprire i battenti entro la primavera dell'anno prossimo. A sponsorizzare con decisione (quella tipica e prorompente del personaggio) questo progetto è il critico d'arte e presidente del consiglio d'amministrazione del Museo Alto Garda Vittorio Sgarbi.

Sgarbi ne ha parlato con la vicesindaca e assessora alla cultura Silvia Betta, prima peraltro di essere a cena proprio nel ristorante-gourmet di Brunel a Linfano. «Lo ritengo un progetto fondamentale per valorizzare ulteriormente la Rocca e il Museo - conferma al telefono il critico d'arte ferrarese - E anche una possibilità d'incasso non indifferente sia per il Museo che per il Comune stesso. Chi dovrebbe gestire e dare un'impronta forte a questa nuova struttura di ristorazione dovrebbe venir scelto dall'amministrazione comunale e da me e personalmente ritengo che Brunel sia la persona più indicata per replicare la felice esperienza che abbiamo già messo in campo al Mart con Alfio Ghezzi. Brunel è una persona virtuosa, la sua è una passione culturale e la cucina è straordinaria. Gli spazi a mio avviso ci sarebbero sfruttando l'attuale sala consiliare e trasferendo le riunioni del consiglio a Palazzo Martini. Sarebbe una location ideale. Lo ripeto - conclude il presidente Sgarbi - A mio avviso è un progetto fondamentale in un'ottica generale di rilancio del Museo. Volendo nella primavera 2023 si potrebbe partire».

Il gerundio «volendo» non è un particolare da poco, ancor più se divide chi è sempre stato unito in questi mesi da un patto di ferro. Perché da Roma, dov'è in queste ore per alcuni impegni istituzionali, la sindaca Cristina Santi raffredda gli entusiasmi del presidente da lei stessa voluto fortemente alla guida del Museo: «Al momento il tema non è prioritario - commenta telefonicamente - fermo restando che non voglio entrare in competenze specifiche di un mio assessore. Vedremo, ora come ora credo sia prematuro porre questo tema. Riva tra l'altro è già piena di ristoranti e la sala consiliare serve a noi. La priorità - prosegue Cristina Santi - è rilanciare il Mag dopo anni di incertezze e di sofferenza dovuta anche alla pandemia. È su questo che bisogna concentrarsi. Vediamo come va questa prima mostra, poi ragioniamo e pensiamo al resto. Faremo le opportune valutazioni ma ora come ora posso dire che sono e siamo tendenzialmente contrari».

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