Scena / L’opera

Rovereto, a teatro c'è il classicissimo Festen: dal film Dogma scandinavo un dramma esistenziale

La storia di una riunione di famiglia diventa metafora del potere e dell’autorità imposta: al Melotti, per la rassegna «Altre tendenze» del Centro Santa Chiara

di Fabio De Santi

ROVERETO. Un'opera capace di scavare all’interno dei tabù più scomodi, affrontando la difficile relazione di molti con la figura paterna, la verità, ma anche il rapporto con il potere e l’autorità imposta. Sono queste le coordinate di “Festen. Il gioco della verità” un testo di Thomas Vinterberg che in Europa è considerato ormai un classico, e che in Italia viene proposta ora per la prima volta, in scena stasera (venerdì 11) e domani sabato 12 marzo, alle 21, all’Auditorium Melotti di Rovereto per la rassegna Altre Tendenze del Centro Servizi Culturali S.Chiara.

Protagonisti dello spettacolo i Klingenfeld una grande famiglia dell’alta borghesia danese che si riunisce per festeggiare il sessantesimo compleanno del patriarca Helge. Alla festa sono presenti anche i tre figli: Christian, Michael e Helene. Il momento di svolta sarà il discorso di auguri del figlio maggiore Christian che, una volta pronunciato, cambierà per sempre gli equilibri della famiglia, svelando ipocrisie e strappando via maschere.

Tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film danese diretto nel 1998 dal Premio Oscar 2021 Thomas Vinterberg, (nonché prima opera aderente al manifesto Dogma 95, e vincitore del Gran Premio della Giuria al 51º Festival di Cannes) viene qui proposto in questo primo adattamento italiano da Marco Lorenzi, regista diplomato alla Scuola per attori del Teatro Stabile e fondatore della compagnia torinese Il Mulino di Amleto.

«Quando ho iniziato a lavorare alla trasposizione teatrale – spiega Lorenzi - del film di culto di Thomas Vinterberg, ero affascinato dalla potenza delle dinamiche familiari e dall'impertinenza linguistica e formale con cui Vinterberg, Lars Von Trier e il Dogma 95 avevano rivoluzionato il cinema che li circondava».

Il regista ancora non conosceva l'abisso in cui si sarebbe immerso: «Festen apparentemente sembra raccontare una festa di famiglia per celebrare i 60 anni del patriarca, ma in verità ha a che vedere con il nostro rapporto con la verità, con il potere e con l'ordine costituito. Sono sempre più sicuro che il nostro Festen sia una comunità di esseri umani che recitano una commedia mentre uno di loro combatte come un pazzo per mostrare che in realtà sono tutti in una tragedia. Per questo, Festen è radicalmente politico».

Per chi volesse approfondire lo spettacolo, è disponibile online (sul sito del Centro Santa Chiara) “Voci in sala”, la nuova sezione di podcast di approfondimento sugli spettacoli di Grande Prosa e Altre Tendenze, ideati, scritti e letti da Chiara Marsilli.

Il prossimo appuntamento per la rassegna Altre Tendenze è quello dell’8 e 9 aprile sempre al Melotti di Rovereto con Fuck Me(n) uno spettacolo portato in scena dalla compagnia roveretana Evoé!Teatro e diretto da Liv Ferracchiati.

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