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Colpo di scena al Mag, Sgarbi rinuncia alla presidenza: «Se è per soli due anni, non ci sto, voglio un mandato pieno»

Dopo mesi di conflitti, il faticoso accordo fra i sindaci va per aria. E il presidente del Mart se la prende con il suo vice Cattani: «Si era candidato? Non doveva. Lui deve fare quello che dico io»

di Paolo Liserre

RIVA DEL GARDA. Con Vittorio Sgarbi il «coup de théàtre» è sempre in agguato. E così è anche per la nuova guida del Mag, il Museo Alto Garda di cui sarebbe dovuto essere presidente per il prossimo biennio (fino a fine 2023, in base al faticoso accordo politico raggiunto dai sindaci Cristina Santi e Alessandro Betta). Un mandato a tempo per uscire dall'impasse trascinatasi per mesi. Un mandato a tempo che però il presidente del Mart di Trento e Rovereto rifiuta categoricamente e rispedisce al mittente, riaprendo la partita e mettendo spalle alle muro soprattutto l'amministrazione rivana e la Lega, a cominciare dalla prima cittadina Cristina Santi.

«Non ci sto ad essere un presidente a tempo, per giunta limitato a due anni soli - tuona Vittorio Sgarbi - O mi viene conferito un mandato pieno oppure non se ne fa niente. Ringrazio tutti, auguro al Museo Alto Garda il meglio possibile ma mi faccio da parte».

Parole chiare, inequivocabili, condivisibili o meno a seconda dei punti di vista, ma nello stile di un personaggio che difficilmente accetta compromessi. Soprattutto se al ribasso dal suo punto di vista. «Io ho dato la mia generosa disponibilità a maggio su segnalazione del revisore dei conti del Mart Borghetti che mi ha indicato questa possibilità che nemmeno sapevo esistesse - ci dice Sgarbi al telefono - Partendo dal presupposto che una persona capace può fare molte cose e che è meglio una persona capace che fa tante cose piuttosto che un incapace che ne fa una sola e la fa male».

Da giovedì sera, giorno dell'annuncio da parte dei sindaci di Riva e Arco dell'accordo politico per sbloccare la partita del nuovo cda del Mag, Sgarbi dice di non aver ricevuto nessuna comunicazione ufficiale e di non aver di conseguenza anticipato alla sindaca di Riva Cristina Santi la sua ferma volontà di non accettare quell'intesa: «Quello che è successo l'ho appreso da L'Adige - racconta il critico d'arte - Se le cose stanno così, e non dubito che stiano così, io non ci sto, non sono disponibile ad assumere un incarico per due anni, per rispetto della dignità dell'istituzione Mag e per rispetto di me stesso. In due anni, non si riesce a far nulla. Pensi, per fare un esempio concreto, che il Ministero richiede quattro mesi di anticipo per concedere il prestito di opere o esposizioni di propria competenza».

Sgarbi diventa un fiume in piena e l'obiettivo della sua dura reprimenda è la politica: «L'accordo siglato tra i due soci del Mag è osceno e irrispettoso, nei confronti del sottoscritto ma soprattutto dell'istituzione. Io non sono disponibile ad essere oggetto di una politica che mette a rischio l'istituzione stessa. Non sono un amichetto della Lega e nemmeno della sindaca Santi, sono un professionista che d'impegni ne ha più che a sufficienza e che non accetta di essere oggetto di spartizioni politiche prive di senso».

Secondo il presidente del Mart, le strade sono tre: mandato pieno senza il limite dei due anni, una mostra a spot «per la quale mi sono già mosso da settimane coinvolgendo un grande museo europeo che rimarrà chiuso per tutto il 2022 per ristrutturazione» e poi arrivederci e grazie a tutti, oppure lui si fa da parte e non ci sta.

L'ultima stoccata la riserva al suo vice alla guida del Mart, Silvio Cattani, che a novembre, sorprendendo tutti, ha presentato la sua candidatura nel momento della riapertura dei termini: «È stata un'iniziativa personale e bizzarra - afferma Sgarbi - Me ne avesse parlato gli avrei detto di non farlo. Ma Cattani è un artista e vuole apparire. È anche il mio vice al Mart e come vice deve fare quello che gli dico io».

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