Cultura / Il caso

Museo Diocesano, dopo 32 anni di dimette la direttrice Domenica Primerano

Il suo incarico scadeva nella primavera 2023, lei anticipa tutti e dice che partirà per un viaggio in bici. I motivi? «Nella vita c’è un tempo per ogni cosa». E finisce in bellezza con il Grand Prix europeo vinto pochi giorni fa

TRENTO. E’ stato un po’ un fulmine a ciel sereno: Domenica Primerano, direttrice del Museo Diocesano di Trento, si è dimessa dall’incarico (con un anno e mezzo di anticipo sulla scadenza). Ma niente polemiche: lo spiega lei stessa in un comunicato.

«E' arrivato il mio turno: come Chiara e Valentina, anch'io lascio il museo. Il mio mandato scade nel marzo del 2023. Tuttavia l'8 agosto ho rassegnato le dimissioni: si è trattato di una scelta molto sofferta, anche perché al "mio” museo ho dedicato gran parte della vita. Ma nella vita c'è un tempo per ogni cosa.

Ripenso ai 32 anni passati in quella che spesso ho definito “la mia seconda casa”, alle persone con cui ho lavorato, a quelle che non ci sono più e che hanno condiviso con me le grandi trasformazioni impresse al museo tra il 1989 e il 1995. Mons. Iginio Rogger, anzitutto, l'indimenticabile direttore; la prof.ssa Donata Devoti che ci ha seguito nello studio dei tessili; Luigi Botta che si occupò della realizzazione delle vetrine; Ivano Postal imprenditore edile al quale fu affidata la ristrutturazione dell'edificio; ma soprattutto Hector Peralta che sarebbe riduttivo definire “il custode” perché lui è stato molto, molto di più.

Penso con affetto ad alcuni componenti del vecchio Curatorium (così si chiama il nostro CDA): don Paolo Holzhauser, la prima persona che mi ha accolto in museo; il dott. Gios Bernardi; il geometra Cesare Chierzi. Persone che hanno amato davvero il museo e mi hanno sempre sostenuto con convinzione.

Un pensiero va anche al mio staff, ma soprattutto a chi mi è stato vicino non solo professionalmente ma anche umanamente, condividendo la mia idea di museo.

Grazie a tutti, a chi ha creduto in me e nei miei progetti; a chi ha amato il museo e ancora lo amerà, ai tanti visitatori, all'Arcidiocesi e alla PAT che lo hanno sempre sostenuto economicamente e che, ne sono certa, lo sosterranno ancora.

Auspico che chi prenderà il mio posto condivida la mission che ci siamo dati: essere l'orecchio in ascolto della comunità. Buon lavoro dunque!

Quando si chiude un periodo della propria vita, si sta nel mezzo: da una parte tutto ciò che si è vissuto, quel quotidiano denso di progetti, entusiasmo, passione che ha caratterizzato il mio lavoro in museo; dall'altra la curiosità (mista a una certa angoscia) per ciò che avverrà domani, per quello che potrò fare nel tanto tempo che avrò a disposizione. Intanto ho una certezza: parto per un viaggio in bici sulla Loira, poi si vedrà!

Che dire? Ora anche io entro nella storia del museo!»

Primerano lascia, con un grande successo personale: la vittoria del Grand Prix europeo ottenuta poche settimane fa. 

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