Cultura / Il caso

Centro Santa Chiara, il direttore Nardelli si dimette e la programmazione è in alto mare

Il cda a trazione leghista ne aveva messo in discussione il contratto, ma mancando Matuella, è finita con una votazione in parità. E l’esperto ha preferito farsi da parte, alle porte delle stagioni di spettacolo che debbono partire a breve

TRENTO. Ha preferito evitare lo schiaffo, Francesco Nardelli. Una nuova ingiusta umiliazione. Così ieri il direttore del Centro Culturale Santa Chiara si è presentato dal presidente dell'ente, il leghista Sergio Divina e gli ha annunciato le dimissioni. Se ne andrà a metà novembre.

Ma non è una uscita indolore, perché deve ripartire la stagione autunnale e invernale di un ente che per dimensioni, risorse, attività, è quello che muove la politica culturale legata al mondo degli spettacoli in Trentino.

Nardelli era stato nuovamente messo in discussione dalla giunta provinciale leghista, che per l'ennesima volta voleva fare un concorso sul suo incarico, chiaramente per cercare un sostituto. E da tempo gira la voce che la giunta leghista «gradirebbe» Lucio Gardin, già incaricato di organizzare il programma culturale delle Feste Vigiliane nelle ultime due edizioni.

Per Nardelli parlano i risultati: in questi anni aveva fatto crescere la danza con gli spettatori in aumento, molto bene erano andate le stagioni teatrali pre-covid per numero di abbonati e qualità dell'offerta. E non aveva nessun problemi a mescolare l'alto e il basso della cultura, l'élite e il pop, mettendo le mani nella gestione delle Feste Vigiliane. Ma non poteva sentirsi messo nuovamente in discussione.

Già tre anni fa, dopo sei anni di direzione, aveva dovuto passare per due volte le forche caudine di un concorso. Una prima volta, a giugno 2018, lo aveva passato, poi qualcuno aveva pensato di sollevare delle obiezioni sulla sua documentazione ritenuta carente. Così tutto era stato annullato e il concorso era stato ripetuto. Imperterrito Nardelli aveva rivinto il concorso.

Anche perché il quarantanovenne di origine bolzanina ha un curriculum nel management culturale di altissimo profilo, difficilmente ignorabile. Ma stavolta è stato fatto un passo più lungo. Il suo nuovo contratto, in scadenza a gennaio 2022 prevedeva, per essere rescisso, che il consiglio d'amministrazione lo decidesse entro il 31 luglio. Così Divina, su input della giunta, segnatamente di Fugatti e Bisesti, ha convocato il cda e ha messo in votazione l'uscita di Nardelli.

Peccato che il cda fosse monco: mancava Sandra Matuella, la vicepresidente, autosospesasi, per altre vicende. Così da una parte hanno votato Sergio Divina e Daniele Lazzeri. Contro si sono espressi i rappresentanti dei Comuni di Rovereto e Trento, Maurizio Cau e Paolo Dalla Sega.

Un pareggio che bloccava tutto e che vanificava anche la decisione della giunta leghista perché ormai fuori tempo massimo. Pare che Divina sia rammaricato e non fosse del tutto d'accordo con la decisione fugattiana e questo spiega forse l'aver messo all'ordine del giorno del Cda all'ultimo giorno utile la proposta di silurare Nardelli.

A ogni buon conto, a togliere dalle ambasce tutti ci ha pensato lo stesso Nardelli perché non poteva più accettare questa mancanza di fiducia nei suoi confronti. Ha offerto le sue competenze a degli enti culturali lombardi e da metà novembre se ne va nelle nebbie, pure quelle leghiste, ma senza desideri di umiliazioni. Così ieri Nardelli ha incontrato Divina e gli ha annunciato le sue decisioni. Ora, il problema è che la Provincia non ha fatto ancora alcun bando e difficilmente riuscirà a tappare il buco, meglio sarebbe dire la voragine, lasciato da Nardelli, entro novembre.

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