Storia / Il dibattito

Arrivi di persone, gruppi e popolazioni in Trentino: oggi un incontro online

Esperti a confronto nell'ultimo appuntamento del ciclo "W il lunedì Conversazioni storiche della Società di Studi Trentini" in cui sarà presentato un volume sul tema dei flussi migratori ei secoli verso il territorio provinciale

TRENTO. Si intitola "Arrivi. Persone, gruppi, popolazioni verso il territorio trentino" l'interessante dibattito proposto oggi nell'ambito del ciclo di incontro on line "W il lunedì. Conversazioni storiche della Società di Studi Trentini".

Si tratta dell'ultimo appuntamento prima della pausa estiva e sarà presentato il più recente prodotto editoriale della Società: Arrivi. Persone, gruppi, popolazioni verso il territorio trentino (preistoria-XX secolo).

Ne parleranno Emilio Franzina e Chiara San Giuseppe in dialogo con i curatori Marcello Bonazza e Italo Franceschini.

L’incontro sarà presentato e moderato dal direttore dell'Adige, Alberto Faustini.

L'evento si aprirà alle 17.30 e vi si potrà partecipare tramite la piattaforma Meet seguendo questo link.

Il volume, che ripropone i contenuti dell’omonimo convegno tenuto a Trento nel 2018, attraverso contributi metodologici e l’agile presentazione di numerosi casi concreti, prova ad argomentare una narrazione alternativa a quella del Trentino come serbatoio di forza lavoro pronta ad emigrare.

La città di Trento, gli altri centri urbani e le valli trentine furono invece in grado di offrire opportunità e di attirare persone, dimostrando ancora una volta come la mobilità e lo spostamento degli uomini non sia affatto una caratteristica esclusiva della nostra contemporaneità.

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Ecco l'intervento sul tema pubblicato sull'Adige oggi in edicola, a firma di Marcello Bonazza, presidente della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche.

Partire. Stare. E arrivare. E attendere.In questi quattro verbi si riassumono i movimenti degli uomini, quella "fisica dell'uman genere" che porta singoli individui, famiglie, gruppi e a volte intere popolazioni a incontrarsi, a incrociarsi, a volte a scontrarsi.

A seconda del punto di vista di chi osserva, o di chi vive il movimento, persone e comunità si autodefiniscono.

Quali sono i verbi che meglio definiscono la percezione di sé che ha nutrito la comunità trentina negli ultimi tempi?Due soprattutto.Partire: i trentini che partono alla ricerca di fortuna, che praticano antichissime forme di migrazione stagionale, durante i freddi inverni dell'era moderna, per cercare lavoro nelle città della pianura.

O che lasciano una volta per tutte i propri villaggi e le proprie famiglie, nei decenni della povertà, per trasferire le loro vite in America, o nelle miniere del Belgio, o nelle fabbriche della Svizzera.

Stare: i trentini che non si schiodano, che restano abbarbicati alle loro montagne e alle loro comunità e alle loro tradizioni come le ostriche di Verga. I trentini che - "diventati montanari" (come recita il titolo di un recente, discutibile volume) - tali restano, dando vita a un legame di sangue e di terra che ancora li riassume e giustifica la loro specialità tra le tribù del mondo.

Queste due potenti narrazioni, a prescindere dalla diversa fondatezza scientifica dell'una e dell'altra, descrivono il Trentino storico come una terra inospitale e periferica, popolata di comunità montane autoctone e autarchiche, autosufficienti e perfettamente integrate nell'ambiente, costrette all'emigrazione da circostanze storiche infelici, anche se mai troppo approfondite.

Esiste però anche un Trentino che attende, e degli aspiranti trentini che arrivano.

Il tema della mobilità in entrata verso il territorio trentino, pur meno popolare dei temi della mobilità in uscita e della permanenza, non può essere trascurato. A colmare la lacuna ha pensato un convegno organizzato dalla Società di Studi Trentini e tenutosi nel 2018, con la collaborazione della Presidenza del Consiglio della Provincia.

Convegno del quale sono recentemente usciti gli atti, intitolati Arrivi. Persone, gruppi, popolazioni verso il territorio trentino (preistoria-XX secolo), editi dalla Società di Studi Trentini a cura di Italo Franceschini e di chi scrive.Che storia ci raccontano, gli Arrivi? Quale narrazione aggiungono alle due principali?

Ci raccontano di un territorio trentino poroso, permeabile e tutto sommato accogliente.

In cui l'elemento autoctono è stato continuamente innestato da provenienze esterne. In cui all'origine dei movimenti troviamo quasi sempre il lavoro, le competenze tecniche, il know-how. L'immagine che infine emerge - dai quattro saggi introduttivi, opera di Emilio Franzina, Giovanni Kezich, Diego Quaglioni e Giuseppe Sciortino, e dalle 27 relazioni che indagano altrettanti fenomeni di "arrivo" - è quella di un Trentino appetibile: un territorio tutt'altro che isolato, tutt'altro che periferico.

Un territorio che, viceversa, ha sempre rappresentato una meta privilegiata per tanti professionisti, artigiani e manodopera nel corso dei secoli.

Dagli uomini del neolitico che importano tra le Alpi le prime tecniche dell'agricoltura e dell'allevamento ai "professori in trasferta" che nei primi anni Sessanta alimentano le scuole medie unificate della Provincia, il volume presenta una carrellata di fenomeni non ignoti alla storiografia locale, ma mai isolati, analizzati e accumulati l'uno dopo l'altro come in questa occasione.Cosa porta persone, gruppi e popolazioni verso le città e le valli del Trentino? Il lavoro, prima di tutto, si diceva.

E insieme al lavoro la tecnica, l'organizzazione, il progresso.

I minatori e carbonai tedeschi che popolano le valli periferiche nel medioevo fanno un mestiere diverso, ma non hanno destini diversi dagli artisti e dai musicisti che arrivano nelle corti e nelle parrocchie per tutta l'età moderna; o dai vetrai che importano in Trentino una tecnica raffinata e gelosamente custodita; o dagli operai e dai quadri che arrivano nelle "terre irredente" all'indomani della guerra portandovi nuove competenze e nuove idee politiche.

Accanto al lavoro, la missione, la ricerca di un ruolo adeguato, che accomuna aristocratici e clero e le tante famiglie che decidono di scommettere sulle opportunità offerte dai nuovi insediamenti, come Rovereto o Fiera di Primiero. E infine anche i gruppi in fuga. E in cerca di protezione: gli ebrei, che sperimentarono la persecuzione (a Trento) e l'accoglienza (a Riva del Garda); gli italiani di Dalmazia; e da ultimo i profughi della ex Jugoslavia che trovarono un angolo di pace nelle remote valli del Primiero durante le fasi più crude delle ultime guerre balcaniche.

Un caleidoscopio di movimenti, quello degli "arrivi" verso il territorio trentino. Del quale si esaminano gli elementi caratterizzanti e ricorrenti, le opportunità e le criticità. Un fenomeno che continua - amplificato - ancora oggi e che messo in una prospettiva storica di lungo periodo può forse essere conosciuto e affrontato senza semplificazioni e senza estremismi.

Marcello Bonazza

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