Spettacoli / I David

Piera Detassis: "Premio ad hoc per registe donne? Mi sono rifiutata"

La giornalista e critica cinematografica trentina, presidente dell'Accademia, rilancia il tema della parità di genere: in 66 anni di storia mai un riconoscimento al femminile per la regia. "Spero che le cose cambino con il ringiovanimento delle giurie".

ROMA. I primi segnali che arrivano dalle riapertura dei cinema, anche se "necessariamente limitati, sono forti. Dopo un anno e mezzo di chiusura evidenziano che le persone vogliono ancora vedere i film in sala" .

Lo dice Piera Detassis, giornalista, critica e presidente dell'Accademia dei David di Donatello in un'intervista su Variety.

"C'è meno paura - aggiunge l'esperta di origini trentine - le vaccinazioni hanno avuto un'accelerazione.

Il mio unico desiderio è che presto nei cinema arrivino più nuovi film italiani. Per ora esitano a uscire sul grande schermo.

Spero che i David possano dare su questo un impulso".

In 66 anni di storia del riconoscimento (la cerimonia di premiazione dell'edizione 2021 sarà trasmessa l'11 maggio su Rai1 in prima serata, ndr), una donna non ha mai vinto la statuetta per la migliore regia, si ricorda nell'intervista: "Stiamo lavorando per migliorare le giurie, e succederà anche in modo naturale con un ringiovanimento dei nostri membri.

L'Italia è molto indietro su questo. Niente annoia gli italiani più di questo tema. Me ne rendo conto ogni volta che ne parlo. Quindi conto sulle nuove generazioni.

Qualcuno aveva suggerito di introdurre un premio per la migliore regista donna, ho rifiutato. Devo dire però che c'è grande attenzione e sensibilità su questo tema anche da parte dei registi uomini".

Le modifiche già portate alle giurie "hanno portato a due donne nominate per la miglior regia, due per il miglior film, due per la migliore opera prima e due per il miglior documentario. Per l'Italia non è male".

Per la cerimonia "la prima cosa che ho chiarito alla Rai è che volevo che tutte le categorie in gara fossero fisicamente presenti".

Non era possibile farlo nel medesimo posto, quindi "abbiamo deciso di avere due luoghi che potessero interagire visivamente tra loro (in tv)": gli studi televisivi Fabrizio Frizzi e il Teatro dell'Opera "dove utilizzeremo i palchi. È simbolico, uniamo i mondi del cinema, della tv e dell'intrattenimento dal vivo sulla Rai in prima serata, avendo vinto la battaglia per mantenere questa collocazione. Il supporto che siamo riusciti a ottenere dalla Rai è fondamentale".

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