Trento / Cultura

Negozi chiusi, gallerie d'arte chiuse, e allora a Trento l'arte va in mostra in vetrina

Il nuovo progetto del poliedrico artista Paolo Facchinelli: "L'arte deve vivere, non può più essere rinchiusa"

di Gigi Zoppello

TRENTO. In "zona rossa" i negozi sono chiusi. E così anche le gallerie d'arte. Ma l'arte non muore, anzi si reinventa. E' il caso di questa iniziativa nel centro storico di Trento, dove si è aperta sabato la prima mostra d'arte "in vetrina di negozio chiuso".

Si chiama "RamondArt", ed è una personale del poliedrico artista trentino Paolo Facchinelli. Molto conosciuto per i suoi quadri, ma questa volta alle prese anche con la scultura, con materiali inusuali e innovativi.

Facchinelli ha trovato rifugio al negozio Corner di piazza Cesare Battisti, con l'ospitalità del titolare Mario Ramonda. Nelle vetrine sulla piazza quattro sculture, in quelle nella galleria dei Legionari due grandi quadri (ma non solo).

"L'arte deve vivere, deve uscire, non può essere rinchiusa" commenta Facchinelli, "il fatto che sia esposta in una vetrina di negozio può fare bene a tutti, all'artista come al commerciante".

Per Mario Ramonda, però, c'è di più: "L'arte e la moda sono sempre andate a braccetto: oggi quando vogliamo definire un periodo, gli anni Settanta come gli anni Ottanta, li definiamo per la moda del momento, e per l'arte che espressero".

Come mai haq scelto Facchinelli? "E' la data zero, il primo esperimento, poi ce ne saranno altri. Ho scelto Paolo Facchinelli perché è un amico, ma anche perché, io credo, le sue opere non solo si collocano in uno spazio, ma lo definiscono" dice Ramonda.

Dietro le quinte, il grafico e creatore di eventi Giuseppe Marchi, vero catalizzatore della situazione: "Penso che sia una buona sinergia: chiunque può vedere le opere di Paolo, anche in questo momento difficile, passando davanti alle vetrine. Un modo per creare energia e sinergia, fa bene a tutti".

In mostra, come detto, due grandi tele e cinque sculture: dal grande asino a grandezza naturale fatto solo di fil di ferro (1500 metri di filo - commenta Facchinelli - un lavoraccio), alla maestosa testa di leone creata con un supporto solido di ferro e cartapesta, ricoperto di resina nera. 

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