Lawrence Ferlinghetti, quel memorabile reading in Trentino organizzato da Laura Zanetti

TRENTO - Il grande poeta americano Lawrende Ferlinghetti è morto l'altra sera a San Francisco: aveva 101 anni. E anche il Trentino lo ricorda, per una sua memorabile apparizione.

Era la sera del 18 ottobre del 2005 quando Lawrence Ferlinghetti diede il via al suo recital trentino dai sotterranei romanici del Teatro Sociale in un evento intitolato «Oltre la Beat Generation».

Una serata "mitica": accanto a lui c'era Renzo Maria Grosselli, entusiasta per la presenza, ma che era da sempre ammiratore e grande conoscitore del grande padre della Beat Generation. Grosselli leggeva al pubblico le traduzioni, Francesco Dal Bosco riprendeva entrambi con la telecamera che poi proiettava su uno schermo la performance permettendo al pubblico in platea di vederli.

Una serata che è rimasta impressa nella storia culturale della città, ai livelli della visita del Living Theatre negli anni '60. E qui con un finale in stile "beat" con foglietti di poesie che volavano dal loggione del teatro.

Il padre della "beat generation", con Kerouac e Ginsberg, che diffusero quella letteratura nervosa, visionaria, fatta di periodi narrativi senza punteggiatura, si recò poi a Rovereto, ottenendo la stessa stupita ammirazione di chi ebbe la fortuna di seguirlo e ascoltarlo. Alla biblioteca comunale, ed all'Auditorium Melotti, fu una vera "Festa della poesia", salutata dall'omaggio dei poeti trentini: un volumetto a tiratura limitata, "Welcome Lorenzo", che era stato edito per l'occasione dalle edizioni Obliquamente di Alessandro Franceschini a cura di "Atletico Poeti Trento", e che il poeta si portò poi in America e tenne esposto per anni nella sua libreria City Light di San Francisco.

Ferlinghetti era arrivato in Trentino grazie a Laura Zanetti, originaria di Telve Valsugana, ma trasferitasi a Verona. Zanetti raccontò che lo conobbe grazie a un formaggio bresciano, il fantastico «bagoss», prodotto in quel di Bagolino, capace di regalare estasi al palato. Erano in una osteria veronese: «Lui - raccontò - stava sbocconcellando dei formaggi al "Carroarmato". Lo aveva portato lì un suo amico, anche lui di origini trentine, Francesco Conz. «Io sapevo che quel formaggio che Ferlinghetti stava mangiando era il bagoss. Mi sedetti e glielo dissi: "Sa che lei sta mangiando un formaggio bresciano? Bresciano proprio come suo padre?".

Volle sapere tutto di quel prodotto e mi confessò la sua ignoranza. "Io di formaggi italiani conosco solo il parmiggiano", proprio così disse, con la doppia sbagliata». Divennero amici e quella amicizia continuò anche attraverso il formaggio perché lei lo rifornì di ottimo bagoss ma anche del formaggio di malga del Lagorai. Fu allora che lui disse che voleva conoscere il Lagorai.

E così Lawrence Ferlinghetti giunse in Trentino per merito del bagoss e del formaggio di malga.Dopo il Trentino, in quei giorni Ferlinghetti volle però andare a conoscere anche la città d'origine di suo padre, Brescia. In pieno centro, in contrada delle Cossere, cercò di entrare nella casa in cui era nato suo padre, ma la polizia lo scambiò per un ladro e fu trattenuto in Questura: una situazione che Ferlinghetti seppe trasformare in una sorta di performance. E la notizia fece il giro del mondo.

Fece poi altre manifestazioni, tra cui una a Villa Cernigliano (Biella). Walter Pescara, che curò alcune mostre a Brescia, lo ha accompagnato nel viaggio e ha descritto tutto nel libro «Lawrence Ferlinghetti italian tour 2005». Lo salutiamo sapendo che se ne va l'ultimo esponente della cultura alternativa degli anni '60. 

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