"Studio 53" di Rovereto, in mostra i grandi del '900 trentino, con Depero e Melotti protagonisti

L’attività di Roberto Pizzini come gallerista è più che quarantennale e la Galleria Paganini è stata la rampa di lancio di una lunga serie di mostre, nel 1967 - tanto per stare in tema - aveva proposto Fortunato Depero, mostra curata da Luigi Serravalli. Ora, ma ormai da molti anni, la galleria ha una nuova sede, sempre a Rovereto, e un nuovo nome Galleria Studio 53 Arte.

Dopo tanti anni di esposizioni propone una nuova mostra, importantissima, quasi un ritorno alle origini. Sono riproposti con importanti opere acquisite recentemente, Garbari per il maggior numero, ma soprattutto la Galleria ha pensato di accompagnare la mostra con tre cataloghi, uno per ciascuno degli artisti presenti, con testi importanti di Giovanni Marzari per Fausto Melotti, Mario Cossali per Tullio Garbari e Maurizio Scudiero per Fortunato Depero che sono anche i rispettivi curatori e con la consueta grafica di grande qualità realizzata da Giancarlo Stefanati.

Cominciando a percorrere la mostra di Melotti, che con Paradiso (1957), è presente con l’opera più vecchia, abbiamo “un Teatrino, una scena, un dispositivo per mostrare” la ricchezza del colore in una terracotta dipinta e che su due piani contiene sei figure. Melotti, ha numerosi momenti artistici legati alle vicende esistenziali, sopratutto intrecciati nel contesto novecentesco che lo porta a cercare e modificare continuamente la sua produzione con svariate tecniche.

In un passo del testo di Marzari c’è forse l’osservazione più pregnante della sua opera, quando parla della «rigorosa invenzione melottiana» dove il tutto «diventa misura in equilibrio precario ma perfetto» a questo proposito si veda l’opera «Geisha con il cappello a foggia di giudizio di Paride» (1980). In una serie di opere come «Le scale di Giacobbe» del 1973 (1974), «Il canto di Femio» (1966), il gesso «Senza titolo 4B» (1964) e «La salita dell’Olimpo» (1979), ma è del tutto casuale, il visitatore è chiamato a confrontarsi con la “verticalità”, suggerita da scale e spirali presenti nelle opere, una chiave curiosa, ma impossibile da non osservare.

Le altre opere di Melotti si prestano ad ogni sorta di approccio visivo, ma sempre tenendo conto di «un sottile ironico humor» che è un filo rosso nelle sue creazioni. In una dedica di Carlo Belli, a Mario Cossali, sul libro inviatogli, «L’angelo in borghese. Saggio sopra un ignoto contemporaneo», libro su Tullio Garbari, ha scritto di lui come di «un maestro di vita e di arte» ed è da questa nota che parte la sua introduzione. La fulminea, ma intensa vita, che porta Garbari da Pergine a Parigi, da Parigi a Pergine e poi di nuovo a Parigi, è descritta molto bene nel piccolo, ma raffinato catalogo a lui dedicato.

Maurizio Scudiero, conoscitore del Futurismo e studioso in particolare di Fortunato Depero, vuole, partendo, da un’importante mostra organizzata a Milano da Filippo Tommaso Marinetti, riprendere la puntualizzazione fatta da Depero a seguito delle quattro tendenze pittoriche individuate da Marinetti nella prefazione del catalogo. Scudiero riporta questi 4 punti di Marinetti «1 Pittura pura; 2 Dinamismo plastico; Decorativismo dinamico a tinte piatte; Stato d’animo colorato senza preoccupazioni plastiche». Depero si riconosce “incasellato”, come riporta il testo critico, nel terzo punto e lo rifiuta senza mezzi termini. Infatti Depero precisa, come scrive il curatore nel testo, «che per lui fare un quadro con pennello e colori, con le carte colorate o con le stoffe ha la stessa valenza estetica».

Le opere di Depero esposte in mostra vogliono proprio valorizzare la sua pittura in questa sua fase che lascia il segno di un cambiamento nella sua pittura. «Big Sale» (1929) è un opera “di soglia” perché chiude il riferimento «dell’Arte Meccanica per passare a quella della Simultaneità urbana». I quadri presenti che vanno dal 1924 a quelli del 1946, «Gara ippica tra le nubi» (1924), «Scarabeo veneziano (Il gondoliere)» (1927), «Paesaggio alpestre cristallizzato» (lunare) (1936), «Natura morta accesa» (1936), «Donne al tropico» (1945) e «Piante grasse» (Vaso di fiori) (1946) non fanno che dimostrare il suo taglio pittorico particolare che fa di Depero «un futurista atipico, eccentrico, tutt’altro che allineato ai dettami futuristi».
Per concordare le visite telefono 338-1082480.

(Claudio Cucco)

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