Portobeseno in mostra: al Casom di Mezzomonte fuori mano, senza corrente

Un segnale forte dal mondo della cultura arriva da un Festival che ha deciso di non piegare la testa nemmeno di fronte al coronavirus.

Con una mostra da sabato 7 novembre a Folgaria, il Festival Portobeseno - da 15 anni attivo sul territorio - non chiude la propria edizione autunnale, ma riesce a rilanciare con nuove modalità di fruizione che sperimentano possibilità innovative di rapporto con il pubblico.

L’evento in collaborazione con il Comune di Folgaria si terrà dal 7 novembre al 13 dicembre e sarà una mostra unica nel suo genere per il luogo in cui è ospitata e il modo in cui potrà essere vista. E’ allestita, infatti, in uno spazio del tutto inusuale che viene aperto al pubblico per la prima volta: è un’antica postazione di vedetta, il Casom a Mezzomonte di Folgaria, edificio una volta utilizzato dalla guardia campestre.

Il percorso espositivo pensato appositamente per questa originale sede potrà essere goduto liberamente e gratuitamente, ma solo durante le ore di luce, perché l’antica struttura architettonica recuperata da un coerente intervento di restauro non ha corrente elettrica e va raggiunta solo a piedi con partenza dal parcheggio del campo sportivo di Mezzomonte di Folgaria attraverso una breve passeggiata di cinque minuti.

Niente auto, niente energia elettrica, niente biglietto d’ingresso, niente affollamenti, grande rapporto con la natura, ricalcando le abitudini d’uso delle strutture di alta montagna, ma a pochi passi da casa nostra.
Il luogo e la filosofia di visita sono stati scelti in risposta al tema della mostra che ha come titolo «Radure» e prende avvio da una riflessione sulla figura simbolica dell’uomo selvatico, identificato dalle antiche culture popolari montane come un essere al di fuori dei confini della civiltà, divenuto un tutt’uno con il bosco. Il percorso espositivo è sviluppato attraverso i mezzi espressivi di scultura, fotografia, paesaggio sonoro e narrazione letteraria come risultato di un ciclo di laboratori a più voci condotto la scorsa estate in esterna nella Valle del Rio Cavallo, in lingua cimbra detto Rosspach, tra l’Alpe Cimbra, Castel Beseno e la Vallagarina.

La mostra diviene così una privilegiata occasione per riconnettersi con luoghi vicini a noi ma poco noti, con simboli e leggende che affondano nel nostro passato e possono ancora dire molto oggi, soprattutto dell’attenzione che dobbiamo avere nei confronti della natura.
La mostra è realizzata in collaborazione con il comune di Folgaria. Ideazione e organizzazione sono di Portobeseno in collaborazione con il Piano Giovani Altipiani Cimbri e l’Associazione Valle del Rosspach. Importante l’apporto di Germano Carpentari, promotore del recupero del Casom.
La mostra s’inserisce in un lavoro che Portobeseno - attento alla narrazione del territorio tra fonti storiche e sorgenti web - conduce sul territorio durante tutto l’anno e che, sulla stessa linea, nei mesi scorsi ha portato alla realizzazione di mappe digitali di numerosi sentieri poco conosciuti, (a fruizione libera in modalità open source), in particolare nell’area di Calliano nella valle del Rosspach fino al confine con Rovereto e fino a 1000 metri d’altitudine.
Informazioni sul sito portobeseno.it.

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