Un docufilm sui bombardamenti che sconvolsero Trento nel 1943

di Fabio De Santi

Il 2 settembre di settantasette anni fa il quartiere della Portela di Trento veniva colpito dalle bombe degli aerei statunitensi in quello che viene ricordato come il primo e più tragico bombardamento sulla città nel corso della II Guerra Mondiale. Un anniversario che si lega alla prima proiezione di Occhi di guerra. Il diritto alla memoria, il documentario realizzato da Maurizio Panizza e Federico Maraner (già autori di una pellicola sul primo bombardamento subito da Rovereto), prevista per giovedì 3 settembre, alle 21.15, al Muse. 

«Occhi di guerra. Il diritto alla memoria» racconta, in quarantacinque minuti, anche attraverso le parole e i ricordi di alcuni testimoni degli avvenimenti, il dramma dei civili di Trento nella II Guerra Mondiale. Una città sfregiata oltre che dal bombardamento della Portela , che causò 200 vittime, anche da quello del 13 maggio del 1944 che viene ricordato come la “strage del rione d San Martino”. «Il docufilm – ha spiegato Maurizio Panizza ieri mattina in occasione della presentazione ufficiale dell’opera proprio al Muse – è il frutto di un progetto durato quasi due anni e che ha messo in campo una scrupolosa ricerca per rintracciare i superstiti ancora in vita e tutte quelle persone in grado di riferire testimonianze dirette».

Un prezioso lavoro di restituzione della memoria, che si lega anche ai volti dello storico e giornalista Luigi Sardi, con il suo ricordo della vita nei rifugi cittadini, e del poeta e scrittore Renzo Francescotti, attraverso i quali gli autori hanno voluto esplorare l’impatto psicologico e sociale su di una comunità, come quella di Trento, del tutto impreparata a farvi fronte. «Occhi di guerra. Il diritto alla memoria», sottolineato dalle musiche originali del compositore roveretano, Fulvio Zanoni vuole anche indagare il fenomeno poco conosciuto della “guerra in tempo di pace”, offrendo le testimonianze delle vittime civili posteriori al conflitto - in particolare quelle dei bambini - colpite dallo scoppio di ordigni inesplosi, rinvenuti in campagna o a fianco delle strade nel dopo guerra a fino agli anni ’50, e rimaste mutilate sia nel corpo che nell’anima. «Abbiamo trovato una quindicina di testimoni – ha evidenziato Maurizio Panizza- anche grazie all’aiuto dell’Associazione Vittime Civili che abbiamo poi incontrato per farci raccontare le loro storie trovandoci anche davanti a chi non ha voluto ripercorrere quei momenti così dolorosi, spesso rimossi dalla loro memoria».

Di rilievo nel processo di ricostruzione storica del docufilm la scoperta del nome del comandante della missione area americana, partita da Tunisi, sulla Portela. Si tratta di Richard Throop Headrick, allora ventisettenne, che da bambino, oltre ad essere un promettente nuotatore, era considerato come una vera e propria star del cinema muto statunitense. «Il suo debutto – ha raccontato Panizza – avvenne nel film del 1919 in “Should a Woman Tell” e già all’età di tre anni Richard fu scritturato a Los Angeles come attore e si fece un nome soprattutto con il film “The Woman in Her Home” prodotto da Mildred Harris, moglie di Charlie Chaplin. La vita lo portò, grazie anche all’amicizia con Orville Wright e Charles Lindbergh, a diventare un aviatore della U.S. Army Air Force».

Da sottolineare come in autunno il documentario, legato al progetto creato dall’Associazione 46° Parallelo, parteciperà a numerosi concorsi, fra cui la dodicesima edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.

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