Smadelli e la ricerca di libertà, prima di tutto

Voglio andarmene, fuggire di qui, avere una vita mia, potere decidere se alzarmi al mattino, studiare, lavorare, morire di fame».
È questo lo spirito che anima un irrequieta Maddalena, la protagonista del romanzo di Guido Smadelli, Devo andarmene, da poco nelle librerie per le edizioni Albatros.

La protagonista - e voce narrante assunta da Smadelli, già giornalista dell’Adige, ormai da decenni trapiantato in val di Non - è in viaggio verso il Nord, in terra di Scozia, con il figlio Marco, di quattro anni. Fugge dal suo passato, contrassegnato dal desiderio di libertà in età giovanile, ma soprattutto è mossa dall’inquietudine, dal desiderio di essere libera.
Una donna per certi versi insoddisfatta, ma non perché non abbia raggiunto risultati, anzi, sia nello studio sia nel lavoro ha raggiunto l’eccellenza, ma è segnata dalle pessime esperienze con gli uomini.

Così, in fuga, un giorno casualmente incontra Ed, un imprenditore scozzese, che la aiuta in una situazione non facile, che la fa aprire verso l’altro, verso una relazione diversa, facendole abbandonare timori. Il romanzo è una sorta di catarsi verso un riscatto amoroso, umano, più che sociale.

Costruito con i primi capitoli alternati con un corsivo che ricostruisce in fondamentali flash back il passato di Maddalena e poi con il ritorno al presente alla relazione con un uomo - un vero gentiluomo - che la rimette in relazione soprattutto con il mondo e le relazioni umane, siamo condotti lungo una vita da cui emerge prepotente un solo vero anelito: libertà. Non la libertà politica o sociale, ma quella libertà individuale per la quale diventa imprescindibile compiere gesti che segnino un graffio alla vita. Non a caso ogni capitolo inizialmente riporta una citazione di un grande, o una grande scrittrice.

Quelli i cui libri ci hanno indicato la strada della conoscenza che ha significato per l’appunto la propria libertà anche nell’immaginazione.
Smadelli si identifica nella voce di una donna, forse perché ha vissuto circondato da donne, che lo hanno aiutato a cercare quella sensibilità che non sempre gli uomini riescono ad avere.
Il libro di Smadelli ha una prefazione di Barbara Alberti che è indirizzata in qualche modo a una intera collana, perché il volume inaugura un nuovo filone che si chiama per l’appunto «Nuove voci». Barbara Alberti ha capito il senso del volume e in sintonia con Smadelli fa un appassionato inno ai libri e alla lettura, che di fatto è il vero sottotesto di Smadelli.

Guido Smadelli, Devo andarmene, Albatros, 180 pagine, 14,90 euro

 

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