Reinhold Messner preoccupato: «i miei sei musei sono al limite, possiamo durare ancora un mese»

Reinhold Messner si dice preoccupato per il futuro dei suoi musei della montagna a causa dell’emergenza coronavirus. «Non sono sicuro che i nostri musei sopravvivranno la crisi», dice il "re degli ottomila" al quotidiano viennese Der Standard. «Le sei strutture - spiega - ormai vengono gestite da mia figlia. Abbiamo tuttora praticamente tutti i costi, ma nessuna entrata. Possiamo reggere questa situazione per alcuni mesi, ma non oltre». I Messner Mountain Museum - ricorda infine - non ricevono fondi pubblici.

Il 75enne difende il suo progetto. «Ovviamente i musei dipendono dal turismo, ma non si tratta di un turismo di massa.
Da noi regna la pace. La gente passa da sola oppure in piccoli gruppi. Il mio obiettivo è raccontare la dimensione culturale dell’alpinismo», spiega.

«Sono stato in isolamento totale per quasi sei mesi, in Antartide, col freddo e la bufera, e la stessa cosa l’ho fatta in Groenlandia. Ma era una scelta presa liberamente, ora siamo costretti, non solo per la legge ma per intelligenza, per far sì che si riesca a sconfiggere il virus».

Lo ha detto Reinhold Messner, intervenuto a «Un giorno da pecora», la trasmissione di Rai Radio1 condotta da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari.
A proposito del rifiuto opposto dai tedeschi ai «Coronabond», l’alpinista, che si trova a Monaco di Baviera, ha detto che «i tedeschi vogliono aiutarci, pare però che la popolazione non voglia i Coronabond, pur essendo disponibile a dare grandi mezzi per coprire almeno una parte dei problemi economici dell’Europa, ma non in quella forma».

«Il feeling, il rispetto e la benevolenza per l’Italia è grandissimo, non c’è nessuna critica nei nostri confronti, si fidano», ha aggiunto. Messner ha anche ribadito la propria preoccupazione per i musei che portano il suo nome. «Questo è il grande punto interrogativo - ha detto - Noi ne abbiamo sei, con tutte le spese da pagare e nessun cliente».

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