Coronavirus, il Trento Film Festival pensa al rinvio

Le disposizioni sul coronavirus stanno spiazzando tutti, costringendo gli organizzatori di eventi a pensare a spostamenti e annullamenti. E quando si tratta di un solo spettacolo il danno è contenuto, ma quando si tratta di una pluralità di eventi il problema è più complicato. È quello che sta succedendo anche al Trento Film Festival , programmato tra il 25 aprile e il 3 maggio. I dirigenti del Festival stanno facendo i conti in queste ore con l’emergenza e entro martedì mattina si sono dati l’obiettivo di prendere una decisione: se confermare o rinviare la rassegna, che è bene ricordarlo è la più importante d’Europa e tra le più importanti al mondo nel genere.

La questione non è semplice e se la stanno ponendo il presidente del Festival, Mauro Leveghi , con la direttrice Luana Bisesti . Perché da un lato nessuno sa quando finirà l’emergenza. L’ordinanza nazionale e provinciale sul Covid-19 ha fissato la data del 3 aprile, ma i virologi non sono convinti che tutto finirà per quella data. Dovesse avvenire un’impennata dei contagi la data del 3 aprile sarebbe posticipata. E certo il Festival non può semplicemente decidere all’ultimo momento, perché è una macchina organizzativa complessa.

Oltretutto essendo un concorso internazionale, questi non può nemmeno essere cancellato. Un rinvio è l’opzione al momento più credibile in casa festival, ma costringerà la macchina a uno sforzo notevole: il Filmfestival deve avere a disposizione diverse sale cinematografiche nella settimana di svolgimento. E anche in contemporanea. Oltre a tutti gli eventi collaterali: la libreria di piazza Fiera, gli incontri e dibattiti nei vari luoghi della città che hanno bisogno di sale. Insomma, significa riprogrammare tutto, considerando che anche altri eventi dovranno essere rivisti, a partire dal Festival dell’Economia.

Insomma, una decisione da fare tremare i polsi, ma che va presa entro martedì perché è il giorno in cui il Festival annuncia pubblicamente alcune sue scelte, a partire dal manifesto annuale. L’altra alternativa è mantenere tutto in piedi, ma dimezzando il numero dei posti per gli spettatori, ma in caso di recrudescenza dei contagi è un’ipotesi che non sarà accolta.

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