La nostra intervista a Tosca venerdì 26 a Trento per Itinerari Folk

di Fabio De Santi

l nome di Tiziana "Tosca" Donati si lega per l'immaginario del grande pubblico anche al Festival di Sanremo con la vittoria in coppia con Ron ottenuta nel 1996 con il brano "Vorrei incontrarti fra cent'anni". Ma il percorso artistico della cantante romana che l'ha vista collaborare anche con Renato Zero, Cocciante, Dalla, Ennio Morricone, Fossati e Chico Buarque, l'ha portata ad esplorare altri territori come quelli della musica popolare raccontati nel disco "Appunti musicali dal mondo": un racconto poetico e vibrante, che passa da un fado portoghese a un canto sciamano, da a un tradizionale dei matrimoni Yiddish a una ballata zingara fino ad approdare alle sponde della musica popolare nostrana. Un disco che sarà al centro dello spettacolo che Tosca proporrà venerdì 26 a Trento per la rassegna Itinerari Folk (Cortile Crispi - Bonporti e in caso di maltempo Auditorium S.Chiara alle 21.30).

Tosca, com'è nato il suo ultimo progetto "Appunti musicali dal mondo"?

<Per prima cosa vorrei dire che quello di Trento è uno degli ultimi concerti legati a questo spettacolo. Le radici di questo progetto risalgono al 2013 dopo un periodo in cui mi ero dedicata al teatro-canzone. In questo contesto avevo esplorato la tradizione di diverse etnie, approcciando anche la musica napoletana, romana e yiddish. In quel momento volevo esplorare nuovi orizzonti sonori legati alla musica popolare, ma non avevo le idee chiare finché non ho incontrato Ivano Fossati. Il cantautore genovese scrisse per me il brano 'Il suono della voce' che rispecchiava la mia anima di esploratrice inquieta, sempre alla ricerca di nuove sonorità>.

Quindi galeotto fu l'incontro con Fossati?

<Sì, perché da quel brano è nato un disco che mi ha portata a suonare in giro per il mondo, in luoghi e situazioni che non avrei mai pensato. Dopo 2 anni di Tour mi sono ritrovata con tantissimi appunti sonori, da cui ha preso forma 'Appunti musicali dal mondò, una sorta di evoluzione de 'Il suono della voce'>.

Qual è stata la risposta del pubblico davanti a questo viaggio, attraverso canti e musiche di diverse zone del pianeta?

<Questo spettacolo è stato molto amato ed apprezzato, oltre ogni mia aspettativa. All'inizio erano in tanti a mostrarmi la loro perplessità su questo progetto, mi dicevano che alla gente non sarebbe interessata una proposta simile, perché comprendeva anche brani in macedone e in altre lingue 'strane'. Io invece sono stata testarda, ci ho creduto e ho iniziato a sperimentare. Credo, alla luce di quanto è successo, che spesso molti diano per scontato ciò che la gente vuole ed invece, per fortuna, non è sempre così. Adesso posso dire di aver vinto la mia scommessa. Questa idea è diventata una sorta di 'work in progress': da ogni viaggio che faccio, come ad es. in Brasile o in Portogallo, cerco di riportare qualcosa con me>.

 

Qual è il brano più emozionante per lei da interpretare?

<Una canzone che emoziona moltissimo la platea e che mi tocca il cuore, è un brano portoghese che ho tradotto in italiano. S'intitola "Amar pelos dois", che ho trasformato in 'Per ogni oggi che verrà' scritta da Luisa Sobral cantautrice di Lisbona per suo fratello Salvador: un pezzo che ha vinto nel 2017 l'Eurobvisong Song Contest>.

E il più, diciamo, curioso?

<Quello più particolare si intitola 'Nongqongqo (To Those We Love) " scritta per i grandi padri che hanno lottato contro l'apartheid, da una leggenda della musica africana come Miriam Makeba>.

Nel disco e nei live lei non manca mai di rendere omaggio a Gabriella Ferri.

<A Trento proporrò 'Nina, si voi dormite' in una versione abbracciata alla lingua portoghese: un particolare ibrido fra romano e lusitano. Gabriella Ferri è stata la mia musa, faccio questo mestiere grazie a lei: mio padre mi portò a vederla in un piccolo teatro quando avevo solo 8 anni e da quel momento mi sono detta, che volevo essere brava come lei. Poi l'ho conosciuta e mi ha dato dei preziosi consigli legati alla ricerca delle radici della musica popolare. Lei un giorno mi disse: "Canta la musica romana come se declamassi Shakespeare, perché la musica popolare ha già il sangue dentro di sé, se la calchi la appesantisci">. Quanto è lontana dal suo presente la dim

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