Bernini, un film sul genio scultore

La pietra che si trasforma in pelle, capelli, muscoli, perfino lacrime, e che restando immobile comunica azione e sentimento: c’è tutta la sublime bellezza delle statue del maestro del barocco italiano nel film «Bernini», diretto da Francesco Invernizzi, che dal 12 al 14 novembre arriverà nelle sale distribuito da Magnitudo e Chili.

Primo di una serie di docu-film dedicati all’arte che saranno al cinema tra l’autunno e la primavera, il documentario racconta Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 - Roma, 1680) e il suo forte legame con la Galleria Borghese, residenza del cardinale Scipione Caffarelli Borghese, principale committente delle sue opere più celebri, e museo nel quale proprio lo scorso inverno (dal 1 novembre 2017 al 4 febbraio 2018) è stata allestita una grande mostra che celebrava il genio dell’artista.

Protagonista indiscusso del ‘600, Bernini (che fu scultore, ma anche architetto, urbanista e pittore) è riuscito a lasciare in modo indelebile la sua impronta a Roma, lavorando per 9 papi e realizzando opere straordinarie, nelle quali con il suo talento compie una vera rivoluzione nel linguaggio della scultura. Il film racconta la sua storia, lasciando parlare le sculture realizzate fin da giovanissimo, quando alla bottega del padre Pietro, anche lui scultore, imparò a usare lo scalpello e a manipolare la materia. In una continua sfida con la pittura (Roma era artisticamente dominata dai pittori, tra cui Caravaggio), Bernini fece presto esplodere il suo genio, conferendo al marmo possibilità espressive inedite.

Uno dei suoi vertici è rappresentato dai quattro nuclei scultorei realizzati per i Borghese tra il 1618 e il 1625 ed esposti al museo: Enea, Anchise e Ascanio fuggitivi da Troia, il Ratto di Proserpina, il David, l’Apollo e Dafne testimoniano la capacità di rendere la pietra strumento di racconto. Si tratta di opere che sorprendono perchè sembrano in movimento, non statiche, nelle quali l’artista realizzò l’intuizione di trattare il marmo in modo differente in base a ciò che doveva scolpire. Superfici diverse quindi per rispecchiare la realtà nel modo più vero possibile. E proprio per accrescere la verità e il naturalismo delle sue opere, Bernini conferì ai volti un’espressività sconosciuta fino ad allora: il sentimento trova posto nella scultura come parte integrante del racconto di una storia, e questo fu una vera rivoluzione.

Con l’ausilio di immagini inedite, effetti di luce, riprese in 8k il film permette di scoprire le opere, circa 60, esposte nella mostra romana dando allo spettatore un punto di vista privilegiato: tutte le statue vengono osservate da ogni lato, per ammirarne la grazia e l’armonia, e analizzare l’abilità scultorea del Bernini. Ma nel documentario trovano posto anche la magnificenza della Galleria Borghese, una vera «scatola delle meraviglie», nonchè alcuni luoghi di Roma.
Grazie al contributo della direttrice della Galleria Borghese Anna Coliva, del critico d’arte Luigi Ficacci e di Andrea Bacchi, direttore della Fondazione Zeri, il pubblico può soffermarsi sui dettagli delle opere esposte (giunte a Roma da alcuni dei più importanti musei internazionali) e comprendere il contesto storico-culturale della loro creazione nonchè le motivazioni che hanno spinto l’artista a realizzarle con quelle determinate caratteristiche. Questo rende il film non solo un’occasione di conoscenza e un omaggio alla mostra della Galleria Borghese, vero e proprio ritorno a casa di Bernini, ma una straordinaria immersione nell’arte perfetta di un artista unico, emblema della ricchezza del nostro patrimonio.

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