La potenza dei Marlene Kuntz venerdì sera a Sanbapolis

di Fabio De Santi

Si chiuderà proprio a Trento, venerdì sera a Sanbàpolis, il tour Onorate il Vile» con il quale i Marlene Kuntz hanno celebrato il ventennale di uno dei loro must discografici. Vent’anni in cui la band formata da Cristiano Godano, Riccardo Tesio, Luca Bergia accanto a Davide Arneodo e Lagash è diventata un punto di riferimento per ll rock alternativo italiano. Da questo evento, organizzato da Fiabamusic con il Centro Santa Chiara per la rassegna «Sanbàclub» ha preso le mosse la nostra intervista con il vocalist dei Marlene.

Cristiano, quello di Trento è l’atto finale del vostro «Onorate il Vile Tour» quale bilancio ti senti di fare?

Siamo contenti della risposta  del pubblico. I concerti sono andati quasi completamente sold out e abbiamo riscontrato tanta voglia di venire a celebrare questo disco, di ascoltarlo live, di riscoprirlo o scoprirlo magari. Il Vile è un disco molto potente e ci gratifica proporlo dal vivo.

Nella scaletta c’è anche spazio per il presente.

Sì, suoniamo tutte le canzoni tratte da “Il Vile” e buona parte di quelle che fanno parte del nostro ultimo album “Lunga attesa”. Abbiamo mescolato le due cose perché riteniamo siano due lavori molto vicini come mood sonoro e quindi ideali da intrecciare.

«Il Vile» uscì dopo il  folgorante debutto di «Catartica»: con quale spirito avevate lavorato a quell’album?

Eravamo tranquilli e disincantanti quando abbiamo pensato al nostro secondo disco. Non sentivamo il peso o la responsabilità di dare un seguito a quello che solo dopo abbiamo compreso essere un lavoro importante e rimasto nel cuore di molti.

Come avete fatto con «Il Vile» anche con «Catartica» nel 2014 avete organizzato un tour celebrativo: da dove la necessità di celebrare il vostro passato?

Voglio essere schietto e non fare come tanti musicisti che cercano formule funamboliche per giustificare operazioni simili. Per i Marlene si tratta di opportunità lavorative importanti perché in un periodo in cui i dischi sono “morti” è sempre più fondamentale avere opportunità di suonare. Sono fortunati quei gruppi, come nel nostro caso, che hanno dei dischi nella loro storia passata che un sacco di gente desidera riascoltare dal vivo. Ma oltre a questo c’è la nostra voglia di riscoprire e riproporre i nostri “vecchi dischi”, divertendoci a farlo, senza dimenticarci appunto del presente.

Ti pesa il fatto che i Marlene siano uno dei gruppi rock più influenti della scena tricolore?

Siamo stati influenti nella prima parte della nostra carriera. Questo sia per l’effetto dirompente dei nostri primi lavori sia perché eravamo più accattivanti per le fantasie dei giovani musicisti. Poi abbiamo incominciato a fare cose diverse senza dare quegli spunti per “ruggire” che molti giovani rocker cercano. Ma a noi va bene così: quello che ci importa è essere un gruppo rispettato.

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