Maria Antonietta stasera apre la rassegna «Day Off» a Sanbàpolis

di Fabio De Santi

È affidata alla voce di Maria Antonietta l'apertura di «Day Off» che da stasera proporrà, nel teatro di Sanbàpolis di via Malpensada (Trento sud, accanto a viale Verona) alle 21.30, cinque concerti che gettano uno sguardo sulla canzone d'autore. Maria Antonietta, nome d'arte scelto dalla cantautrice Letizia Cesarini , proporrà le canzoni del suo nuovo cd «Sassi», minimale, ricco di sfumature fra pop e folk con riferimenti in artisti come Young Marble Giants, Nina Nastasia, nel Bowie di «Five Years» e PJ Harvey. Abbiamo parlato con l'artista.

Le forme del tuo live?

«Sarà un concerto giocato sulle canzoni contenute nel mio ultimo disco "Sassi" e anche su alcuni brani vecchi. Al mio fianco ci saranno Giovanni Imparato e a Fabio Marconi dei Chewingum. La cosa bella è che abbiamo riarrangiato davvero ogni cosa e il concerto è diventato un set molto dark e molto minimale con tutti questi inserti elettronici su una base tendenzialmente acustica».

Cosa delinea un titolo come «Sassi»?

«Il riferimento è ad un verso dell'Ecclesiale, un libro dell'Antico Testamento, che recita: "C'è un tempo per lanciare i sassi, un tempo per raccoglierli? c'è un tempo per astenersi dagli abbracci e un tempo per gli abbracci". Sostanzialmente questo mio disco è arrivato in un momento in cui sentivo che il mio tempo per raccoglierli i sassi, invece che per forza tirarli addosso agli altri, era arrivato».

Sei cambiata molto dai primi lavori?

«La scrittura è la stessa, spero un tantino migliore - sorride Maria Antonietta - ma il motore è il medesimo. Volere essere trasparente e viscerale. Credo di essere riuscita a realizzare qualcosa che mi rappresenta. Il disco suona davvero in un modo tutto suo e non si richiama a nient'altro in particolare, non c'è stata nessuna ricerca di maniera. Quello che è, è».

Punti su un cantato in italiano.

«Non si è trattato di una strategia. Per me nella musica non esiste strategia. Esiste la volontà di essere sincera e se quando canti la maggior parte delle persone che hai di fronte non ti comprende perché canti in inglese allora si è sinceri per metà. E non mi andava giù».

Suggestioni letterarie o cinematografiche?

«Adoro gli scrittori russi: su tutti Dostoevskij che mi ha accompagnata in tutta la mia adolescenza. Verlaine, Rimbaud, Emily Disckinson, Sylvia Plath, Sofocle. Nanni Moretti è il mio eroe cinematograficamente parlando. Tutto ispira comunque, le piante che incontri mentre passeggi, gli animali, ogni cosa che viva o morta ha un messaggio per te».

I riferimenti musicali imprescindibili?

«In quanto ad attitudine i gruppi femminili punk dei primi anni novanta americani sono sempre nel mio cuore, Sleather Kinney, Babes in Toyland, Bikini Kill, Hole e PJ Harvey sicuramente».

Quale importanza dai alla dimensione web?

«Cerco di darle importanza un po' controvoglia perché non è nelle mie corde ma capisco che il mondo esiste ed è anche importante starci dentro. A piccole dosi».

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