Il voto

Minori e smartphone, sì del Consiglio provinciale a nuove regole

Il consiglio provinciale ha approvato, con il solo voto contrario di Filippo Degasperi, il disegno di legge presentato da Vanessa Masè per arginare l’uso degli smartphone da parte dei più piccoli

TRENTO. Con un solo voto contrario, quello di Filippo Degasperi, il Consiglio provinciale ha approvato il disegno di legge n. 36 presentato da Vanessa Masè (La Civica), sulla prevenzione dei rischi legati all’esposizione dei minori ai dispositivi digitali e di comunicazione elettronica. L’attenzone, ovviamente, è soprattutto per gli smartphone e sul loro uso a scuola. 

Il provvedimento modifica la legge provinciale sui giovani del 2007 e quella sulla scuola del 2006, con l’obiettivo di promuovere un uso consapevole della tecnologia, in particolare tra i bambini al di sotto dei dodici anni.

Durante la discussione in aula sono stati respinti gli ordini del giorno che proponevano misure più rigide, come la creazione di istituti “smartphone free” o l’obbligo di depositare i telefoni in appositi armadietti. Sono state invece apprpvate le iniziative di informazione e formazione rivolte a studenti, famiglie e insegnanti, per favorire una maggiore consapevolezza sui rischi connessi all’uso precoce dei dispositivi elettronici e sulla loro corretta gestione nel contesto educativo.

Nel corso della seduta mattutina la proponente Masè ha illustrato le finalità del testo, seguita dall’assessora Francesca Gerosa, che ha invitato a un approccio equilibrato: “È molto più facile vietare qualcosa a un ragazzo piuttosto che insegnargli una regola e farla rispettare. L’obiettivo è lo stesso, ma il modo è diverso”. Ha ricordato che “a due anni un bambino non si compra uno smartphone: siamo noi genitori a doverlo educare all’uso”, difendendo il digitale “quando è strumento di inclusione e didattica consapevole”.

Per Eleonora Angeli (Lista Fugatti), il ddl rappresenta “una sfida che riguarda scuola, famiglie e sistema sanitario”. Ha valorizzato i “patti digitali di comunità” come strumenti di corresponsabilità per regolare tempi e modalità d’uso dei dispositivi. Anche Michele Malfer (PD del Trentino) ha parlato di “riflessione collettiva”, sottolineando che “dire no non basta: serve indicare come e dove andare”, mentre Stefania Segnana (Lega) ha ricordato “i rischi per la salute nella fascia 0-6 anni” e “il ruolo decisivo dei genitori”.

Nel dibattito Andrea de Bertolini (PD del Trentino) ha invitato a una “strategia multilivello”, spiegando che “un divieto può essere strumento educativo”, e Filippo Degasperi (Onda) ha ribadito che “vietare non è il contrario di educare”, criticando il rifiuto degli ordini del giorno per le sezioni “smartphone free” e gli armadietti porta-cellulari. Lucia Maestri (PD del Trentino) ha richiamato la responsabilità degli adulti, collegando il tema “alla solitudine e ai disagi giovanili”.

Carlo Daldoss (La Civica) ha riconosciuto che “il testo originario era più incisivo”, ma ha annunciato il suo voto favorevole, mentre Maria Bosin (PATT) ha definito la norma “una tutela, non un divieto”. Francesca Parolari (PD del Trentino) ha ottenuto l’approvazione di un ordine del giorno per coinvolgere pediatri e personale sanitario nell’educazione digitale, e Paola Demagri (Casa Autonomia) ha sollecitato una “coprogettazione tra scuola e famiglie”.

Nella replica, Masè ha ricordato che “il ddl nasce due anni fa dai patti digitali di comunità” e che “era urgente dare un segnale chiaro come Provincia autonoma di Trento”. Respinti gli ordini del giorno di Degasperi, approvati quelli della proponente e di Segnana, Parolari e Christian Girardi (La Civica), per promuovere campagne di sensibilizzazione sull’educazione digitale, la “dieta digitale” e l’uso consapevole dei dispositivi.

L’esame dell’articolato si è chiuso, come detto, con l’approvazione degli emendamenti condivisi tra Giunta e proponente. Il disegno di legge è stato approvato con un solo voto contrario, quello di Filippo Degasperi.

comments powered by Disqus