Botte e maltrattamenti alla moglie, 3 anni: la Procura aveva chiesto l’assoluzione
La donna era stata colpita alla spalla, riportando un'ecchimosi che lei aveva poi coperto con una sciarpa. La violenza scattava non solo nel mezzo delle discussioni, ma spesso emergeva all'improvviso quando l'uomo alzava troppo il gomito: ogni pretesto era buono per tirare schiaffi, calci e pugni contro la moglie; in un'occasione lei era stata colpita perché si era rifiutata di assaggiare un pezzo di formaggio
GIUDICARIE. Un cinquantenne residente nella Giudicarie è stato condannato a 3 anni di carcere per aver maltrattato la moglie. Lo ha deciso la Corte d'appello di Trento, riformando parzialmente la sentenza del tribunale che aveva giudicato l'uomo colpevole anche di maltrattamenti nei confronti del figlio, con una pena complessiva di 3 anni e 6 mesi. Il caso è singolare perché né la moglie, né il figlio hanno voluto costituirsi parte civile: il procedimento contro l'uomo era infatti partito d'ufficio e non dalla denuncia dei familiari.
Il comportamento maltrattante è andato avanti per anni, causato dalla gelosia e spesso dall'alcol. Era accaduto anche il giorno del matrimonio, celebrato agli inizi degli anni Duemila: la donna era stata colpita alla spalla, riportando un'ecchimosi che lei aveva poi coperto con una sciarpa. La violenza scattava non solo nel mezzo delle discussioni, ma spesso emergeva all'improvviso quando l'uomo alzava troppo il gomito: ogni pretesto era buono per tirare schiaffi, calci e pugni contro la moglie; in un'occasione lei era stata colpita perché si era rifiutata di assaggiare un pezzo di formaggio.
I maltrattamenti avvenivano anche attraverso le parole ed i gesti umilianti: l'uomo le diceva che era brutta e che puzzava; nel corso di una lite le aveva gettato addosso terra presa da un vaso di fiori ed aveva urinato per terra obbligandola a pulire. Condotte maltrattanti sono state contestate all'uomo anche nei confronti del figlio, oggi maggiorenne. I carabinieri erano venuti a conoscenza della situazione intervenendo per una lite. A loro la donna aveva chiesto come fare per separarsi dal marito.
A quel punto, nonostante non ci fosse alcuna denuncia da parte della vittima, è partita d'ufficio la procedura del "codice rosso" con l'uomo allontanato subito di casa con la misura cautelare di un divieto di avvicinamento. Nel giudizio di appello, la procura generale aveva chiesto l'assoluzione per l'uomo, così come chiesto dalla difesa: il Collegio ha invece riconosciuto i maltrattamenti, ma solo nei confronti della moglie.