Assistenza

Badanti, sono sempre meno e sempre più anziane

I dati dell’Osservatorio Lavori domestici della Provincia: nel 2015 erano 6233, nel 2024 sono 965 in meno. Solo il 15% è di origine italiana. Le Acli: «Serve un riconoscimento sociale»

di Francesca Cristoforetti

TRENTO. Cresce l'età delle badanti, ma diminuisce il loro numero. I dati annuali forniti dall'Osservatorio "Lavoro domestici" della Provincia di Trento parlano chiaro. E questo, inutile dirlo, sommato all'invecchiamento della società - che conferma il suo trend con un numero maggiore di anziani rispetto ai nuovi nati - preoccupa non poco.

Sul territorio trentino, guardando l'ultimo decennio, se nel 2015 il totale tra badanti e collaboratrici domestiche era pari a 6.233, nel 2024 si è arrivati a 5.268, ossia 965 unità in meno. Una decrescita che, però, va sottolineato, non può essere vista come progressiva. Gli anni 2020 e 2021, segnati dalla pandemia da Covid, hanno registrato un boom, rispettivamente con 6.640 e 6.598 lavoratrici e lavoratori.

Analizzando più da vicino l'età, chi sceglie un'occupazione in questo settore è tendenzialmente sopra i 50 anni. La fascia d'età che presenta il numero maggiore, è quella compresa tra i 55 e i 59 anni: nel 2024 sono state registrate 1.058 dipendenti, a fronte per esempio dei 63 nella fascia 20-24 anni, delle 277 tra i 35 e i 39 e delle 794 tra i 50 e i 54. Fino ai 19 anni, dal 2015 al 2024, le cifre sono bassissime, sempre sotto le 15 unità (valore raggiunto soltanto nel 2020). Ma la richiesta di badanti rimane di gran lunga superiore rispetto a quella di collaboratrici domestiche. Si parla di più del doppio. Lo scorso anno, sono state registrate 3.824 persone nel primo caso a fronte di 1.444 nel secondo. Una situazione analoga al 2015, quando le badanti sul territorio erano 4.164 rispetto alle 2.069 colf.

«Il problema dell'invecchiamento è innegabile - sostiene il presidente delle Acli Trentine Walter Nicoletti - emerge un dato generazionale rispetto a collaboratrici domestiche e badanti, un settore che fatica a trovare giovani. Una leva importante per diminuire l'età e incrociare nuove generazioni, è la formazione. In parallelo, il secondo passaggio, è regolamentare il lavoro sommerso, in nero».

Di nuovo, dati alla mano, le Acli registrano che in questi ultimi anni tra Cles, Trento e Rovereto, soltanto il 15% di badanti sono di origine italiana e trentina. «Serve un riconoscimento sociale di questo ruolo per aumentare le tutele nel diritto e nella sua funzione sociale». Per questo stati incentivati dei percorsi formativi: «In collaborazione con Unifarm, abbiamo raccolto una cinquantina di persone. Partiremo a breve con un servizio di intermediazione sul nostro sito, dove ci porremo come per punto di raccordo tra domanda e offerta». Queste figure diventeranno sempre più richieste negli anni, ma «la ricerca sarà sempre più complessa». L'appello è rivolto alle istituzioni: «Noi sulla formazione ci abbiamo messo tanto impegno e risorse, ma è troppo oneroso solo a carico nostro. Non siamo un ente pubblico e le politiche sociali e le istituzioni dovranno anche occuparsi di questo».

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