Ictus non visto: due milioni di risarcimento, ritirata la denuncia per l’errata diagnosi
Trento, cadono le accuse ai cinque medici nel drammatico caso di Rossella Tomasella, la 27enne di Cles che dal 2020 convive con pesanti conseguenze. Ora l'assicurazione dell'Apss pagherà ma la famiglia ricorda che ha già affrontato spese di centinaia di migliaia di euro per consulenze e assistenza legale. La mamma: «Il rimanente non basta per acquistare in Trentino una casa senza barriere architettoniche. Abbiamo deciso di accettare perché siamo stanchi psicologicamente e fisicamente»
TRENTO - Slitta a luglio l'udienza finale davanti al giudice Gianmarco Giua per la drammatica vicenda di Rossella Tomasella, la ventisettenne di Cles che dal 2020 convive con le terribili conseguenze di un ictus non visto. Nelle scorse settimane le parti si sono accordate sul risarcimento che l'assicurazione dell'Azienda sanitaria elargirà alla ragazza e ai familiari per i danni subiti.
Si tratta di poco più di 2 milioni di euro, dai quali vanno però decurtate parecchie centinaia di migliaia di euro per le consulenze e l'assistenza legale in questi anni di giudizio.
«Ciò che ci rimane non basta nemmeno per acquistare in Trentino una casa senza barriere architettoniche come quella che serve a Rossella, dovremmo andare fuori provincia. Inoltre in questi anni abbiamo dovuto sostenere diverse spese, contrarre dei debiti che con il risarcimento stiamo piano piano ripianando.
Inoltre, ovviamente, nessuna cifra potrà ripagare Rossella e tutta la nostra famiglia per quanto accaduto. Le cose sono peggiorate nel tempo.
Rossella non può essere mai lasciata sola e da quattro anni ci dicono anche che non ha diritto alla fisioterapia domiciliare», spiega la mamma Simonetta Tondon.
Raggiunto l'accordo, è stata anche ritirata la querela e questo porterà il giudice, nella prossima udienza di luglio, ad emettere una sentenza di non luogo a procedere per mancanza delle condizioni di procedibilità nei confronti dei cinque medici indagati nel procedimento.
Questo anche se la perizia effettuata ancora nel 2022 avrebbe rivelato sì un errore iniziale da parte della prima professionista che aveva ordinato il ricovero psichiatrico consigliando anche una terapia con benzodiazepine, ma non nella successiva gestione del caso, quindi dal ricovero alle dimissioni. L'accusa, per tutti, era di lesioni colpose gravissime in ambito medico.
«Abbiamo deciso di accettare e ritirare la querela perché siamo stanchi, quanto accaduto ha rovinato la vita di Rossella e di tutta la nostra famiglia», dice la mamma che rivela anche che per Rossella l'amarezza più grande è il fatto che la giustizia non avrebbe fatto davvero il suo corso perché lei non potrà tornare come prima, mentre chi ha sbagliato continua la propria vita senza aver mai chiesto nemmeno scusa.
Secondo la tesi da sempre sostenuta dall'accusa vi sarebbe stato un ritardo nella diagnosi, con un errore nella somministrazione dei trattamenti.
Una ricostruzione, va detto, che i sanitari imputati hanno sempre respinto.
I fatti al centro del procedimento risalgono a cinque anni fa. A far partire gli accertamenti era stata la denuncia dei familiari ai carabinieri del Nas. La giovane il 21 agosto del 2020 era stata accompagnata all'ospedale di Cles dai genitori: i problemi neurologici comparsi - secondo la ricostruzione degli inquirenti - vennero collegati ad un quadro di tipo psichiatrico.
Trasferita a Trento e sottoposta a terapie la giovane, però, non migliorava. Nemmeno la nuova Tac fatta il 23 agosto avrebbe mostrato anomalie. Il responso sarebbe arrivato il 24 agosto, dalla risonanza magnetica, che mise in luce il danno provocato dall'ictus, ovvero una trombosi aortica basilare.
Negli anni la giovane ha affrontato un lungo e doloroso percorso di riabilitazione, ma oggi è costretta a vivere su una sedia a rotelle.
L'ultima udienza di marzo era slittata, su richiesta dei difensori - gli avvocati Roberto Bertuol, Claudio Failoni, Massimo Zanoni, Nicola Stolfi e Giuliano Valer - per consentire di portare avanti la trattativa tra l'assicurazione dell'Azienda sanitaria e le parti civili. Ora che l'accordo è stato trovato, l'udienza diventa una pura formalità.