Verona, i medici salvano una mamma e la sua bimba: nell’equipe la trentina Alberta Ricci
Nell'operazione unica al mondo guidata dal professor Uccella, il ruolo chiave della ginecologa originaria della valle dei Laghi: «Felici e orgogliosi: è stata una sfida». Ricci: «Ho il Trentino del cuore, qui ho trovato un bel gruppo, affiatato e giovane». Uccella: «La dottoressa è talmente brava che ce la teniamo stretta a Verona»
VERONA. Un intervento unico al mondo. Con i medici e tutta l'equipe che sono riusciti a salvare due vite, sia quella della mamma sia quella della bambina. L'operazione, o meglio le operazioni, sono avvenute nelle scorse settimane a Verona grazie alla squadra di Ostetricia e Ginecologia A di Borgo Trento diretta dal professor Massimo Franchi.
E nel team di ginecologi guidati dal professor Stefano Uccella c'è anche un po' di Trentino, grazie alla dottoressa Alberta Ricci: originaria della valle dei Laghi, gli studi al Galilei di Trento e poi all'Università di Verona, la ginecologa ha lavorato anche al Santa Chiara prima di «scendere» verso il Veneto. E proprio lei, insieme al dottor Uccella, ci racconta dell'incredibile intervento che hanno portato a termine.
«Siamo felici, si è trattato di una situazione particolare, non è stato facile prendere le decisioni. Oltre al caso clinico c'è l'aspetto umano: questa coppia si è fidata di noi, non possiamo che ringraziarli», raccontano. Il caso riguarda una donna, che l'ospedale ha deciso di chiamare Anna usando un nome di fantasia, che a sole 16 settimane dall'inizio della seconda gravidanza ha ricevuto una diagnosi terribile: tumore maligno al collo dell'utero. Gli accertamenti successivi hanno purtroppo escluso una forma pre-invasiva o microinvasiva, trattabile facilmente, rimuovendo solo una porzione di collo uterino. La malattia si è rivelata ben più seria, al punto che l'unica soluzione restava l'isterectomia radicale.
«Si trattava di un caso molto particolare e raro: il tumore era grande, non sarebbe bastato un intervento per rimuovere un piccolo pezzo del collo dell'utero. Come prevedono le linee guida, abbiamo dovuto discutere con la coppia anche l'interruzione della gravidanza, ma alla fine hanno deciso di andare avanti. Noi, come medici, non dobbiamo giudicare la decisione, qualunque sia, ma in cuor nostro eravamo felici della scelta fatta e ci siamo mobilitati per trovare il trattamento migliore che potesse salvare Anna e la vita che portava in grembo. Abbiamo seguito la mamma passo per passo, dagli esami al primo intervento».
Al quinto mese, perché aspettare oltre avrebbe comportato rischi molto alti, l'equipe decide di procedere con una modalità finora mai descritta in letteratura, con l'asportazione dei linfonodi quindi della malattia e contemporaneamente eseguire il cerchiaggio al collo dell'utero per ridurre il rischio di parto prematuro, proteggendo la gravidanza. L'operazione radicale si sarebbe poi completata con l'estrazione totale al momento della nascita. Dopo molte ore l'intervento si è concluso positivamente e la gravidanza sarebbe potuta proseguire.
Tre mesi dopo il secondo intervento, ovvero il parto cesareo. Elisa (nome di fantasia) vede la luce, Anna la abbraccia e la accarezza, e poi l'anestesia viene intensificata per permettere di concludere definitivamente l'operazione alla mamma. Tutto va alla grande e tre ore dopo Anna ed Elisa possono finalmente abbracciarsi. Oggi, a poco più di un mese dal parto, l'esame istologico ha confermato che la mamma è guarita e che Elisa sta crescendo in salute.
«Non dimenticherò mai - sospira il professor Uccella - il silenzio prima dell'operazione: non volava una mosca, tutti erano estremamente concentrati. Eravamo in tanti in sala, dai ginecologi agli anestesisti fino ai neonatologi: tutti insieme per salvare quella mamma e la sua bambina. E siamo orgogliosi di aver realizzato questo intervento in un ospedale pubblico: siamo fermi sostenitori della sanità pubblica». «È stata una sfida complessa - aggiunge la dottoressa Ricci -, ma ogni passaggio era studiato nei dettagli e volevamo dare il meglio. Ognuno ha contribuito e la soddisfazione è stata enorme».
E la gioia, ovviamente, è anche della signora Anna: «Nessuno mai nella propria vita vorrebbe sentirsi comunicare una diagnosi tumorale. Nel nostro caso è stato ancora più scioccante perché arrivata mentre ero in gravidanza. Fin dall'inizio, l'assistenza medica del professor Uccella, delle dottoresse Ricci e Biancotto e di tutta l'Ostetricia di Borgo Trento è stata preziosa. Tutti hanno appoggiato la nostra determinata scelta di voler portare avanti la gravidanza, compatibilmente con la mia salute. Il loro supporto in primis professionale e poi a livello umano ci ha fatto affrontare tutta la situazione delicata e la gravidanza stessa con ottimismo e positività, nonostante fossimo a conoscenza di tutti i gravi rischi possibili. Anche l'équipe di Neonatologia guidata dal dottor Beghini nei primi giorni di vita di Elisa è stata fondamentale. È stato un cammino intenso sia dal punto di vista medico-professionale sia umano, ricco di forti emozioni. Un grazie di cuore va a tutti loro». Raccontata la straordinaria vicende, scherziamo con il professor Uccella, per sapere se ora potrà "ridarci" la dottoressa trentina: «Lei è talmente brava che ce la teniamo stretta», ride il professore.
«Ho il Trentino nel cuore - sorride anche la dottoressa Ricci -, mio papà vive lì, ma qui siamo un bel gruppo, giovane e affiatato, con tanta voglia. E sono orgogliosa di essere nella squadra».
Oltre ai due medici citati, come sottolinea l'ospedale veronese, hanno fatto parte dell'equipe che ha salvato Anna e fatto nascere Elisa i medici Pier Carlo Zorzato, Giulia Biancotto, Anna Festi,Renzo Beghini, Elena Bonafiglia, Carlo Alberto Forcellini, Giorgia Cipriani, Luca Lorenzoni, Anna Caliò, oltre naturalmente alle specializzande e agli specializzandi, alle ostetriche, agli strumentisti, agli infermieri e agli oss.