Scuole dell’infanzia in Trentino: calano i bambini, l’anno prossimo 263 in meno
La Provincia: avanti con il mese di luglio e lingue straniere. Otto le esperienze zero-sei. Confermato il finanziamento di 91 milioni di euro
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TRENTO. Meno bambini, meno sezioni, stesso investimento. La Giunta provinciale ha approvato il programma annuale delle scuole dell'infanzia per l'anno scolastico 2025/2026 e, a dispetto del calo demografico ormai strutturale, conferma un impianto finanziario robusto: 91.087.972 euro, praticamente identico a quello dell'anno precedente che fu di 91 milioni e 44 mila euro. La scelta politica è quella di non seguire il calo degli iscritti con una riduzione delle risorse, ma di impiegarle per rafforzare inclusione, formazione, servizi alle famiglie e sperimentazioni pedagogiche e di confermare la programmazione dei servizi educativi su 11 mesi.
A presentare la delibera è stata l'assessora all'istruzione Francesca Gerosa, che ha ribadito l'importanza del sistema 0-6 come «ambito educativo, non solo assistenziale» e ha sottolineato il valore delle progettualità in corso. A cominciare dal prolungamento d'orario, scelto dal 70% delle famiglie trentine, e in lieve crescita anche nel 2025: 8.515 bambini ne usufruiranno, 51 in più rispetto all'anno in corso.
Il dato centrale resta però il calo degli iscritti: saranno 12.110 i bambini nelle scuole dell'infanzia trentine il prossimo anno, 263 in meno rispetto al 2024/25 (-2,1%). Un trend che si riflette nel numero di sezioni attivate, che scendono di 9 unità. Più marcato il calo nelle scuole equiparate (-154) rispetto a quelle provinciali (-109). Complessivamente il sistema conta 260 scuole dell'infanzia: 149 equiparate, 111 provinciali.
Ma nonostante i numeri in discesa, il programma punta su qualità, inclusione e innovazione. Si conferma per l'anno prossimo la presenza di 21 insegnanti supplementari per il sostegno ai bambini con bisogni educativi speciali e si rilancia sulla formazione del personale, con percorsi di didattica inclusiva.
Particolare attenzione è riservata anche all'accostamento linguistico precoce: sono 278 le sezioni con competenza linguistica attive nel 2025/26, in lieve crescita, suddivise fra 118 nelle scuole equiparate e 160 in quelle provinciali. Un segnale della volontà di investire sulla dimensione plurilingue del territorio.
Continua inoltre il percorso delle sezioni montessoriane, avviato in forma sperimentale e oggi esteso a cinque scuole equiparate (tra cui Riva del Garda, Lavis, Trento e Pergine) e una provinciale, "Giardino incantato" di Rovereto. La metodologia, sottolinea il documento di programmazione, «prevede spazi di apertura e momenti laboratoriali accessibili a tutti i bambini», integrandosi nel progetto pedagogico della scuola. L'obiettivo è duplice: offrire approcci diversificati e al contempo favorire una scuola pubblica capace di accogliere e far dialogare pluralità di modelli educativi.
Accanto a queste iniziative si confermano anche le esperienze 0-6 in otto scuole dell'infanzia - da Pergine a Levico, da Santa Croce del Bleggio a Pellizzano - in collaborazione con i nidi e i servizi prima infanzia. Un investimento educativo che guarda alla continuità tra i primi anni di vita, con un monitoraggio specifico a cura del Servizio provinciale: osservazioni in sede, focus group con insegnanti ed educatori, incontri con i referenti locali.Interessante anche il passaggio sul mese estivo.
Il programma ribadisce la facoltà della Giunta di rimodulare la gestione dell'undicesimo mese (luglio), prevedendo - per l'estate 2026 - la possibilità di chiedere alle famiglie una conferma d'iscrizione. Una misura che, pur lasciando aperti margini organizzativi, sembra muoversi verso un maggiore coinvolgimento delle famiglie nella pianificazione del servizio. Nel complesso, il documento restituisce l'immagine di un sistema scolastico che non si limita a fare i conti con i numeri ma prova a consolidare la qualità. Una scelta che ha un peso politico e culturale: investire sui bambini e sulle loro scuole quando i bambini sono sempre meno, significa considerare la scuola dell'infanzia come un presidio educativo di comunità, non solo come risposta alla curva demografica. Resta da capire quanto queste scelte - inclusione, bilinguismo, sperimentazione - incideranno nel medio periodo sulla qualità del servizio. Fa. F.