L'autopsia sull'imprenditore Alessio Agostini: esclusa l’ipotesi di omicidio
Ieri l’esame sulla salma del 42enne che era indagato nell'inchiesta "sciabolata" ed è stato trovato senza vita martedì scorso, nel suo appartamento di via Suffragio a Trento. L’avvocato Valer: «I suoi cari chiusi in un immenso dolore. Un’incombenza che, benché dolorosa, ha consentito di mettere a tacere ogni ipotesi alternativa al gesto estremo»
BLITZ 37 misure cautelari, sequestrati bar e ristoranti
INCHIESTA Le indagini e le accuse a Trento
TRENTO - Nessun elemento che possa far pensare al coinvolgimento di terzi nella morte di Alessio Agostini. Ad escludere tale - già remota - ipotesi, i primi risultati dell'autopsia condotta ieri nella camera mortuaria dell'ospedale Santa Chiara di Trento che sembrano confermare la causa dovuta a un gesto estremo del quarantaduenne che, coinvolto nell'inchiesta "Sciabolata", era stato trovato privo di vita nel suo appartamento in via Suffragio martedì.
L'esame autoptico cominciato alle 10.30 di mattina, richiesto espressamente dalla compagna della vittima per sgomberare il campo da qualsiasi possibile dubbio sulle cause della morte, è stato effettuato dalla dottoressa Elisa Vermiglio dell'Istituto di Medicina legale dell'Università di Verona, alla presenza dottor Sandro La Micela, medico legale dell'Azienda sanitaria, chiamato in qualità di consulente della difesa. Per completare il quadro si attendono anche gli esiti degli esami tossicologici inviati in laboratorio.
«La famiglia è ancora rinchiusa nel suo immenso dolore - ha dichiarato l'avvocato Giuliano Valer che assisteva l'imprenditore indagato nell'indagine - Si è trattato di un'incombenza che, benché dolorosa, ha consentito di mettere a tacere ogni ipotesi alternativa al gesto estremo». Ora i familiari sono in attesa del nullaosta sulla salma, che dovrebbe arrivare nelle prossime.
Alessio Agostini, indagato insieme al fratello Gabriele e al padre Claudio, accusato di turbativa d'asta e corruzione per il bando per l'aggiudicazione del Grand Hotel Imperial di Levico Terme (in concorso con l'allora presidente di Patrimonio del Trentino Andrea Villotti, il direttore generale di Patrimonio del Trentino spa Michele Maistri, il responsabile dell'area legale Rocco Bolner e il commercialista Andrea Pilati), aveva trascorso 22 giorni nell'istituto penitenziario di Verona, prima di essere scarcerato e trasferito a casa, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari. La difesa aveva presentato da poco richiesta di revoca al Tribunale del Riesame, anche di quest'ultimo provvedimento.
L'operazione era scattata il 7 maggio con l'esecuzione da parte delle Fiamme gialle trentine di 37 misure cautelari (20 persone in carcere e due ai domiciliari) ed il sequestro di beni per circa 12,4 milioni di euro. In totale, oltre 70 indagati.
Le accuse degli inquirenti erano: reati contro la pubblica amministrazione, traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio e autoriciclaggio.
Quattro i filoni che avevano portato inizialmente al sequestro di quattro attività: il Tower pub e l'Andel Haus a Andalo (degli Agostini), il bar Dolce Vita in mano ai fratelli Artan e Jetnor Zanaj a Trento e il Dersut a Lavis.