In Trentino le comunità energetiche non decollano: sei operative, pesano burocrazia e incertezza
Dopo l’entusiasmo seguito alla ricezione della direttiva europea, strada in salita per le catene di consumatori che decidono di aggregarsi condividendo l’energia elettrica. Più di 15 quelle costituite ma non ancora attive, difficoltà sulle procedure e sui costi di gestione. L'Agenzia provinciale incoraggia: «C’è una prospettiva di crescita»
IL PROGETTO Via via sono nate diverse comunità energetiche in Trentino
VAL DI NON Nasce “Cer Novella”, il territorio sviluppa le rinnovabili
TRENTO - Il Sole splende su tutto il Trentino, ma non per le Comunità Energetiche. Tra difficoltà burocratiche, incertezze sulle normative e costi di gestione molte di quelle realtà che avrebbero dovuto rappresentare il futuro dell'energia del territorio, faticano a decollare. I numeri parlano chiaro: ad oggi dal sito Infoenergia della Provincia in tutto il Trentino solo 6 unità risultano operative di cui ben 4 al di sotto dei 20kW, il corrispettivo energetico di un piccolo fotovoltaico. Dopo l'entusiasmo in seguito alla ricezione del 2021 della direttiva europea sulle energie rinnovabili ad oggi anche il nostro territorio, in linea con il dato italiano (salvo alcune eccezioni come quella piemontese), sembra registrare un rallentamento senza precedenti. Ma partiamo dal principio: cos'è una comunità energetica? Si tratta di un sistema, incentivato dall'Unione Europea, che tenta di superare il concetto dei cittadini consumatori proiettando questi verso il concetto di prosumer, ovvero cittadini in grado di produrre energia da fonti rinnovabili per il proprio fabbisogno facendo rete attraverso una comunità. Una catena di consumatori quindi, siano essi cittadini, piccole imprese, enti locali o territoriali, che si trovano presso la stessa cabina elettrica primaria e che decidono di aggregarsi in forma di comunità condividendo l'energia elettrica prodotta dai propri impianti. Un vero e proprio motore verde e democratico quindi per il territorio ma che, a differenza dei leader nel campo come Olanda e Germania, fatica a prendere piede in Trentino, nonostante la presenza di incentivi mossi erogati a livello nazionale dal Gestore dei Servizi Energetici (Gse). Nello specifico in realtà tra le comunità operative la capotesta e una tra le più grandi d'italia Köncert nata in Piana Rotaliana con 81 utenze per 6 impianti da 634 kW a cui seguono Greenland nella zona di Folgaria, Lavarone, Luserna, Caldonazzo, Tenna, Volano e Calliano con 106 utenze e una potenza di 80kW e La Buona Fonte a Storo con 25 utenze per una potenza di poco più di 18kW. A seguire presenti solo tre piccole comunità, ma da sole 2 o 3 utenze, a Lavis, Mezzano e Nogaredo. Poco più di 15 invece le comunità costituite ma non ancora operative tra cui quelle ad apertura forse imminente nella Val di Fiemme e nella Valsugana. Numeri quindi bassi rispetto alle aspettative iniziali a marcare delle difficoltà evidenti in una rivoluzione energetica dal basso. «Ci sono dei vantaggi sociali, di aggregazione e di condivisione nelle comunità energetiche - ha affermato Roberto Valcanover, presidente della Comunità Energetica di Tenna -. L'idea è quella di produrre più energia rinnovabile e in prossimità con dei vantaggi sul sistema elettrico e in ricaduta anche sui costi energetici. Non credo però che sia questo che muove il cittadino perché va ricordato che l'incentivo che è in gioco non muove grandi finanze e non arriva direttamente a questo ma al soggetto giuridico costituito per essere reinvestito nel sistema o per scopi sociali». Chiare inoltre le difficoltà: «Ci sono poi delle cose che non hanno funzionato - ha continuato Valcanover -. Gli impianti che hanno beneficiato del contratto di scambio sul posto non vengono riconosciuti da Gse e non possono entrare in una comunità energetica rinnovabile. Si tratta di meccanismi che da una parte intendono incentivare le comunità energetiche e dall'altra con le proprie norme non le agevolano. Un dato è che a fine marzo erano meno di 200 le comunità energetiche italiane iscritte al Gse e si pensava dovessero essere decine di migliaia all'inizio». Sulla stessa linea anche Elena Stopelli - vice presidente della comunità energetica Köncert: «Noi siamo contenti ma le difficoltà sono state innumerevoli. Ad esempio i requisiti tecnici, economici e sociali che richiedono alte competenze. Abbiamo avuto fortuna nell'avere un team di persone competenti. Da tenere conto è anche che siamo tutti volontari e non ci torna nulla indietro». La prospettiva secondo Stopelli è molto dura: «Il problema di fondo è che mettere insieme gli impianti è complesso. O hai la fortuna di avere un Comune che fa una centralina idoroletterica o un grande impianto che te la da, oppure devi mettere insieme dei soci, registrarti a Gse e attendere un anno prima di avere risposta. Noi abbiamo fatto richiesta ad agosto '24 e abbiamo visto i primi incentivi a gennaio '25. Ci sono poi state difficoltà di relazione con Gse e l'incertezza normativa. Non c'è mai una normativa a lungo termine che ti permette di fare un business plan e vivi nell'incertezza. Preso tutto questo in Trentino non credo che tante comunità riuscianno a partire o sopravviveranno, come sta accadendo un po'in tutta Italia». «C’è una prospettiva di crescita. Spazio per il futuro ce n’è». Così l’architetto Massimo Plazzer dell’Agenzia provinciale per le risorse idriche e l’energia (Aprie). «Alcune comunità sono nate e sono quelle ufficialmente registrate al Gestore dei Servizi Energetici. Molte comunità si sono costituite ma non sono ancora di fatto operative. Il nostro sito Infoenergia vuole diventare in questo senso una mappa più o meno aggiornata del nostro territorio, un punto di attenzione e raccolta delle comunità energetiche ai vari portatori d’interesse». Un riferimento da parte dell’architetto anche al rallentamento nella diffusione delle comunità: «In questi anni c’è stata un’aspettativa alta sulle comunità energetiche – ricorda Plazzer - In realtà dal 2021 man mano le cose si sono fatte più complicate e quindi non tutte le iniziative che all’inizio erano pronte a partire sono state portate a termine. In questo senso è da tenere conto che non è così immediato capire quali siano i benefici e bisogna fare i conti e non illudere i soci con facili aspettative. Ad ogni modo alcune comunità sono nate e sono già operative, altre stanno lavorando per diventarlo. C’è ancora una buona base di attività. Probabilmente non tutte quelle che si aspettavano di partire al tempo si sono concretizzate e questo per vari motivi. Non è semplice definire ogni situazione. Il sistema è complesso». Forte la promessa di impegno da parte dell’Agenzia provinciale: «Si può avere entusiasmo e non partire per le difficoltà o avere difficoltà ma prendersi del tempo per portare le cose avanti un passo alla volta con consapevolezza. Noi come Provincia abbiamo cercato e cerchiamo ogni giorno di dare supporto tecnico per la programmazione di impianti e iniziative. Spazio, lo ripeto, ce n’è».