Il tema

Trentino, aumentano gli studenti che «vanno a scuola» a casa: da 49 a 329 in sei anni

Istruzione parentale, l'assessora Francesca Gerosa risponde a Michele Malfer fornendo una fotografia della situazione: «Il monitoraggio è costante, ma vogliamo capire perché le famiglie scelgono questa strada»

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di Patrizia Todesco

TRENTO - La crescita è stata enorme: se nell'anno scolastico 2018/2019 in Trentino c'erano solo 49 bambini e ragazzi in «istruzione parentale», solamente tre anni più tardi si è arrivati al picco massimo, con 398 studenti (+700%). Effetto Covid, senza dubbio, ma la riduzione che c'è stata successivamente (317 studenti nel 2023/2024 e poi la crescita quest'anno a 329) non è stata certo netta come l'incremento.

I dati ufficiali sono emersi - finalmente - grazie a un'interrogazione del consigliere Michele Malfer: negli scorsi anni gli ex consiglieri Ugo Rossi e Alex Marini avevano provato a interpellare la Provincia per avere un quadro oggettivo della situazione, ma senza ricevere mai una risposta. Ora l'assessora Francesca Gerosa ha provveduto.

La maggior parte dei bambini che studiano a casa va alle elementari: nel 2022/2023 erano 280 su 398 (70%), mentre altri 77 frequentavano le medie (19%) e i rimanenti le superiori.

Passando ai dati di quest'anno, su 210 plessi di scuola primaria, 90 registrano almeno un caso di istruzione parentale (43%): in questi 90 plessi la percentuale mediana degli alunni in istruzione parentale è del 1,8%.

Per quanto riguarda il 2024-25, dei 36 plessi/unità fisiche della scuola primaria in Provincia di Trento in cui sono presenti pluriclassi, 14 presentano alunni iscritti in istruzione parentale.

In 5 di questi la percentuale di alunni in istruzione parentale è uguale o superiore al 10% degli iscritti dei singoli plessi: «Anche ipotizzando - sottolinea Gerosa - che tutti gli studenti iscritti all'istruzione parentale si fossero iscritti in maniera ordinaria al plesso di riferimento, in quasi tutti i plessi si sarebbe comunque presentata la stessa esigenza della presenza di pluriclassi. Le attuali evidenze sull'istruzione parentale non fanno quindi apparire tale modalità come un'alternativa dettata dall'esistenza delle pluriclassi».

L'incidenza più alta è in Valle dell'Adige, Vallagarina, Alto Garda e Ledro, Valle di Fiemme, Valsugana e Bernstol, mentre per quanto riguarda il rendimento degli studenti che hanno studiato a casa, emerge che la maggior parte viene ammessa alla classe successiva in tutti gli anni scolastici analizzati.

A parte il primo anno considerato (2018-19), in cui la percentuale delle ammissioni era sotto l'80% (su meno di 50 alunni), in tutti gli altri anni la stessa si attesta intorno al 90%. Infine, si evidenzia che quasi tutti gli studenti del primo ciclo, nei 6 anni scolastici esaminati, sono stati ammessi all'esame di Stato.

«La Provincia - spiega Gerosa - monitora le iscrizioni e le dinamiche scolastiche anche con riferimento all'istruzione parentale, che rappresenta una tipologia di istruzione prevista dal nostro ordinamento e che, come tale, può essere scelta dalle famiglie. Ad oggi non sono invece disponibili dati sulle motivazioni».

Infine: «Per quanto riguarda la funzione di vigilanza, in Provincia i dirigenti scolastici accompagnano le famiglie nel percorso di istruzione parentale, vigilando sui progetti didattici presentati dalle famiglie, che devono essere in linea con i piani di studio provinciali. È intenzione dell'assessorato comprendere, anche attraverso un confronto strutturato con le istituzioni scolastiche maggiormente interessate dal fenomeno, le motivazioni alla base della scelta, avviando un monitoraggio sistematico del fenomeno».

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