«Terzo mandato, alte possibilità che il ricorso venga accolto»
Daria de Pretis, giudice emerito della Corte Costituzionale: «Scelta politica del consiglio dei ministri, ma nell’incertezza è ragionevole sottoporre la legge alla Corte»
VIDEO Fugatti: dal governo un atto politico contro l'autonomia trentina
IL FATTO Roma impugna la legge trentina sui mandati, la Lega vota contro
TRENTO. «Le probabilità che la Corte costituzionale accolga l'impugnativa del Governo a mio parere sono alte», spiega Daria de Pretis, ex rettrice dell'Università di Trento, professore emerito di diritto amministrativo nonché giudice emerito della Corte costituzionale. Ci vorrà almeno un anno prima della decisione, ma un "pronostico" già si può fare, anche alla luce di recenti sentenze in materia.
Professoressa de Pretis, un mese fa la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge sul terzo mandato della Regione Campania: il ragionamento fatto può essere applicato al caso del Trentino?
Il precedente sulle Regioni ordinarie, per gli argomenti utilizzati dalla Corte, naturalmente non vale per le Regioni e le Province a statuto speciale. Le Regioni ordinarie hanno limiti diversi e margini di manovra più stretti. Ma nella stessa sentenza sulla Campania la Corte ha fatto riferimento a un principio generale che non escluderei che possa essere utilizzato anche in questo caso. È il principio per cui cariche a elezione diretta devono essere bilanciate da un limite di mandati, per evitare il rischio, insito nell'investitura popolare diretta, di "spinte plebiscitarie e di una concentrazione personalistica del potere", usando le parole della Corte.
Non c'è il rischio che si metta in discussione il significato dell'autonomia del Trentino?
Va ricordato che il Governo può impugnare le leggi regionali non solo per la violazione delle regole sul riparto di attribuzioni fra Stato e Provincia, ma anche per la violazione di qualsiasi principio costituzionale. Qui non si tratta di una contestazione sugli spazi di autonomia della Provincia autonoma di Trento - che si può esprimere anche nella scelta di forme di governo diverse da quelle di altre Regioni - ma sul rispetto di un principio che discende direttamente dalla Costituzione e vale per tutti, anche il legislatore nazionale. Si tratta del principio democratico e delle condizioni di parità nell'accesso alle cariche pubbliche, per cui se si sceglie l'elezione diretta dell'esecutivo si devono prevedere adeguati contrappesi alla condizione di potere che si determina.
Riguardo alle Regioni speciali, la Consulta è intervenuta anche per il "caso" della Sardegna: anche questa decisione può interessare il Trentino?
È significativo che la Corte costituzionale si sia occupata di una legge della Sardegna, che elevava il limite di mandati dei sindaci, e l'abbia dichiarata incostituzionale per violazione del principio di uguaglianza nell'accesso alle cariche pubbliche, sancito dall'articolo 51 della Costituzione. La Corte parla del limite di mandati come necessario bilanciamento delle posizioni a rischio di concentrazione di potere e ribadisce il principio per cui non ci possono essere disparità per accedere alle cariche pubbliche. Un limite che vale anche per la potestà legislativa primaria delle speciali.
La decisione del Governo di impugnare la legge trentina, dunque, va oltre il profilo meramente politico?
La scelta di impugnare o non impugnare una legge è un atto politico del Governo che sceglie sulla base di valutazioni di opportunità. In un caso del genere, nel quale c'è grande incertezza sulla costituzionalità della legge, mi pare ragionevole che si sia scelto di sottoporla subito al vaglio della Corte. Il rischio di una futura possibile contestazione resterebbe infatti comunque aperto. Non è che la legge, se non la si impugna, diventa immune al controllo di costituzionalità. Essa può essere sempre controllata per le vie ordinarie, che vuol dire arrivare davanti alla Corte attraverso un giudice che solleva la questione incidentale in un processo. E questo potrebbe avvenire nel momento in cui viene applicata, a elezioni fatte per esempio, o a candidature già espresse. Il ricorso del Governo previene così una obiettiva situazione di incertezza che potrebbe avere conseguenze anche molto gravi.