Scuola

Tagli al Liceo Classico Prati, de Bertolini interroga la Giunta provinciale

Per il consigliere provinciale del Pd questa scelta amministrativa rischia di compromettere gravemente la qualità dell'offerta formativa di uno dei più antichi e prestigiosi licei del territorio trentino

TRENTO. Il consigliere provinciale Andrea de Bertolini ha formalmente interrogato la Giunta provinciale trentina riguardo la decisione di ridurre il numero delle classi al Liceo Classico "Giovanni Prati" di Trento per l'anno scolastico 2025/26. La controversa misura prevede la diminuzione delle classi prime (quarte ginnasio) da quattro a tre e delle classi terze (prime liceo) da cinque a quattro.

Secondo quanto esposto nell'interrogazione, questa scelta amministrativa rischia di compromettere gravemente la qualità dell'offerta formativa di uno dei più antichi e prestigiosi licei del territorio trentino, istituzione che vanta un consolidato patrimonio di riconoscimenti a livello nazionale e un progetto educativo articolato, coerente e innovativo.


Il consigliere del Pd sottolinea come la decisione appaia in contrasto con principi di buon senso, equità e rispetto delle regole, ignorando il diritto degli studenti con giudizio sospeso o ripetenti a rimanere nel proprio istituto, come previsto dalla normativa vigente. Inoltre, non tiene conto delle specificità dei percorsi curricolari attivati dal liceo (Archimede, Erodoto, Euripide, Pitagora) che costituiscono articolazioni fondamentali di un progetto educativo differenziato.


L'interrogazione evidenzia come la riduzione delle classi disattenda anche la volontà delle famiglie che hanno scelto consapevolmente i diversi percorsi offerti dal Liceo, e sollevi problematiche logistiche legate all'eccessivo affollamento delle aule, ignorando la concreta disponibilità di spazi nella sede scolastica.


"Questa non è solo una questione tecnica o organizzativa: è una scelta politica," afferma de Bertolini nell'interrogazione, "che riflette un'idea di scuola in cui non contano più la progettualità educativa, la costruzione dei saperi e la differenziazione dell'offerta formativa, ma solo l'equilibrio dei numeri e la compressione delle risorse."


Il consigliere chiede ora alla Giunta provinciale di confermare quanto esposto e di riconsiderare tale decisione alla luce non solo dei numeri, ma della responsabilità politica e istituzionale che ogni governo ha nei confronti della scuola pubblica e delle nuove generazioni.

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