Famiglia georgiana a Trento: «Qui come emigranti siamo esasperati, torniamo nel nostro Paese»
Mamma di 33 anni e papà di 40 anni sono stati separati durante le procedure burocratiche di arrivo e lui non ha un tetto. La donna e le due figlie di 11 e 15 anni sono ospitate in una struttura di accoglienza. I quattro sono approdati in Trentino ormai cinque mesi fa circa, alla ricerca di una vita migliore ma ora se ne vanno: «Qui non c'è alcuna prospettiva, siamo soli e ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni»
TRENTO - «Abbiamo chiesto il rimpatrio pur di non rimanere qui, siamo esasperati: ci sentiamo soli». Il grido di aiuto arriva da una famiglia georgiana, composta da mamma Mariami di 33 anni, suo marito Paata di 40 e dalle due figlie di 11 e 15 anni. Loro tre sono ospitate a Casa Maurizio, tranne il papà che è stato separato da loro per finire in strada, «a dormire in stazione».
Situazione non nuova, nella quale si ritrovano di frequente numerosi nuclei familiari di richiedenti protezione internazionale che varcano la soglia della provincia.
I quattro sono approdati in Trentino ormai cinque mesi fa circa, alla «ricerca di una vita migliore». Una storia che potrebbe essere l'inizio di tante altre, se non per il suo prosieguo. Questo breve lasso di tempo infatti è stato sufficiente per far cambiare idea ai genitori: lei già insegnante di fitness, lui con una formazione in ambito economico da commercialista, hanno scelto questa terra per ricominciare da zero. Maggiore stabilità lavorativa, maggiori prospettive per le loro ragazze. Eppure la coppia ha dovuto fare i conti con una realtà ben diversa e al di sotto delle loro aspettative.
Oltre alla loro «dolorosa separazione», si sono ritrovati sommersi in un'odissea continua, tra burocrazia e standard di vita bassi.
«Non c'è alcuna prospettiva, siamo soli e ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni - hanno riferito - noi tre nella struttura ci troviamo male. Dormiamo con la luce accesa per paura delle cimici. Abbiamo chiesto di darci un sostegno in più, sia per vivere che per avere maggiore autonomia, ma nessuno ci ascolta. Siamo esasperati, ce ne andiamo».
Effettivamente, qualche tempo fa, per risolvere il problema delle cimici dei letti, trovate in più strutture d'accoglienza - tra le quali quella in via Bezzecca 10 - era stato richiesto l'intervento dell'Azienda sanitaria con l'attivazione di due imprese di disinfestazione specializzate.
Da qui, la richiesta, formalizzata in questura e a Cinformi, per tornare a casa, nel loro Paese d'origine.
«Lì non ci sono prospettive di lavoro - sostiene la 33enne - ma almeno abbiamo vicino i nostri affetti e non siamo trattati così. In Georgia c'è mia madre. Qui non abbiamo un posto dove stare insieme, le bimbe vanno a scuola, ma una di loro soffre di allergia e non sta bene. Non stanno vivendo questa situazione con serenità, fanno fatica a mangiare e non dormono. Mi chiedono solo quando torneremo a casa».
Per il rientro in Patria, è stata quindi avviata la procedura: a breve, le quattro persone torneranno in Georgia.