Casa di riposo gratis per mia madre malata di Alzheimer: «Così ho vinto la battaglia legale»
La testimonianza: «Dodici anni di ricorsi e udienze, ma ora è finita. Mi devono restituire quanto versato in precedenza e rimborsare le spese legali». Tuttavia, nonostante le numerose sentenze, nessuna casa di riposo, né in Trentino né altrove in Italia, applica i principi sanciti nei diversi pronunciamenti
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TRENTO - «La strada per ottenere il riconoscimento del diritto ad avere assistenza gratuita nelle case di riposo per i malati di Alzheimer è lunga, costosa e faticosa ma esiste. Io l'ho percorsa e ho vinto la mia battaglia dopo 12 anni di udienze e sentenze».
A parlare è G. A. pensionato di origini venete ma da oltre 50 anni residente a Levico Terme. «Era il 1998 quando mia mamma ha iniziato ad avere problemi di Alzheimer. L'abbiamo tenuta in casa 10 anni con due donne che ci aiutavano. Poi è diventato impossibile e nel 2007 l'abbiamo inserita in una struttura. Non è una cosa che si fa a cuor leggero, ma la sua gestione era diventata impossibile».
É stato dopo qualche anno che all'uomo è saltata all'orecchio la notizia che la retta per la degenza della mamma con Alzheimer di 1.700 al mese qualche giudice iniziava a dire che non andava pagata. «Ho iniziato a chiedere a tutti, ma nessuno mi dava risposte precise ed esaurienti. Non il Comune dove risiedeva la mamma, non l'Asl, non la Casa di riposo. Così, dopo tante porte chiuse in faccia, sono andata a Venezia dal difensore civico e dopo due ore di colloquio lui mi ha dato le giuste indicazioni, ossia di pagare solo quanto io percepivo di indennità di accompagnamento e disdire il contratto di ospitalità che era stato sottoscritto al momento del ricovero».
A quel punto l'uomo si è anche rivolto ad un avvocato di Padova che ha iniziato insieme a lui quella che poi è diventata una lunga battaglia legale. Le prime carte sono state depositate nell'aprile del 2013. La sentenza di primo grado dei giudici di Padova è arrivata nel 2016 e dava torto al pensionato. L'appello a Venezia ha confermato la sentenza. Poi si è pronunciata la Cassazione, che ha rovesciato tutto. Di nuovo la palla è passata quindi alla corte d'appello di Venezia.
«La sentenza che mi ha dato ragione su tutti i fronti è arrivata a novembre 2024 e obbliga la casa di riposo a restituire tutto quello che ho pagato, ossia le rette senza l'indennità di accompagnamento. Inoltre ho diritto anche al rimborso delle spese legali, ben 27 mila euro».
G. A., dunque, ha vinto la sua battaglia anche se fino ad ora non ha visto nemmeno un euro di quanto gli è dovuto. «I termini per il pagamento scadono il 10 giugno. A quel punto se non ottengo ciò che mi spetta sono pronto a dare battaglia, a far pignorare anche la sedia del direttore per avere quanto mi è dovuto. Per me è diventata una questione di principio. Non mi sono mai pentito di quanto ho fatto.
È stato un percorso lungo e anche dispendioso. Capisco che non tutti possono permetterselo, ma ora ci sono numerosi pronunciamento della Cassazione in tal senso. Il mio è stato uno dei primi. L'altro giorno ho letto dell'assemblea dei familiari degli ospiti delle case di riposo che si chiedevano come fare. Questa è la strada da percorrere».
Nonostante le numerose sentenze nessuna casa di riposo, né in Trentino né nel resto d'Italia applica i principi sanciti nei diversi pronunciamenti ma la strada sembra essere segnata.